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Gli schiavi della Mauritania, una storia terribile raccontata nel documentario “L’asino che vola” di Marco Piantoni

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“In Mauritania ci sono persone che nel XXI secolo ancora nascono schiave e muoiono schiave. Le istituzioni, invece di proteggere le vittime, sostengono gli schiavisti. Questo sistema deve finire”. Biram Dah Abeid e’ il volto del movimento abolizionista in Mauritania, dove nel 2008 ha fondato l’Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista (Ira-Mauritania).
Secondo le stime delle organizzazioni per i diritti umani, tra le 40.000 e le 150.000 persone in Mauritania ancora vivono in condizioni di totale asservimento, mentre quasi un milione – pari a un quinto della popolazione – si trova in una condizione di schiavitu’ parziale. Si tratta di uomini, donne e persino bambini
impiegati come domestici o tuttofare nelle case, o di manovali e braccianti a cui non e’ riconosciuto alcun diritto e che anzi spesso subiscono violenze fisiche, sessuali e psicologiche. Gli orari di lavoro sono arbitrari cosi’ come i salari, mentre ai minori e’ negata l’istruzione. Un problema che si perpetra da secoli e non permette a queste persone – per lo piu’ esponenti
della comunita’ degli haretin e dei neri – di emanciparsi.
A questo fenomeno il regista Marco Piantoni ha dedicato ‘L’Asino che vola’, un documentario prodotto dalla Federazione italiana diritti umani (Fidu), che ieri, in occasione della Giornata mondiale contro la schiavitu’, ha rilanciato il tema con una conferenza online, in attesa della presentazione ufficiale. La pellicola ruota intorno a testimonianze e riflessioni di
Biram Dah Abeid e di altri attivisti – dell’Ira-Mauritania e non solo – nei giorni che hanno preceduto le elezioni presidenziali del 2019. Un appuntamento a cui Abeid si candido’ – senza successo – per porre fine al governo del presidente Mohamed Ould Abdel Aziz, salito al potere nel 2008 con un colpo di stato e accusato di violazioni e repressioni delle liberta’ fondamentali. Sebbene la schiavitu’ sia stata dichiarata illegale nel 1981, e una riforma del 2015 abbia inasprito le pene per chi sfrutta e sottomette altri esseri umani, Ira-Mauritania denuncia che a oggi le leggi non sono applicate. Per questo Yakoub Diarra, coordinatore in Italia di Ira-Mauritania, ha riferito di “vari incontri” col nuovo presidente Mohamed Ould Ghazouani. “Crediamo- ha detto- nel dialogo e nella sacralita’ dei diritti e del valore della liberta’ per tutti”. Un lavoro che deve essere sostenuto anche dalla comunita’ internazionale, ha detto la vicepresidente di Fidu, Eleonora Mongelli: “In rete con attivisti, giornalisti e organizzazioni bisogna con urgenza attirare l’attenzione su queste gravissime
pratiche che violano i diritti fondamentali. Leistituzioni
devono essere consapevoli che il problema esiste e devono agire efficacemente per tutelare le persone”.
Il problema e’ “riuscire a far volare un asino”, ha detto
all’agenzia Dire il regista Piantoni, spiegando il senso del titolo del documentario: “In Mauritania ogni giorno almeno 70.000 asini trasportano acqua potabile per garantire la sopravvivenza delle persone. Sono animali essenziali eppure vengono trattati malissimo. Sono l’emblema di chi e’ ai lavori forzati, come gli schiavi”. ‘L’asino che vola’ quindi “e’ un’espressione piena di
cinismo perche’ indica cio’ che mai potrebbe accadere, cosi’ come ad Abeid e’ stato detto che mai potra diventare presidente o abolire del tutto la schiavitu’. Ma un asino con le ali- conclude il regista- ci ricorda anche che immaginare qualcosa e’ il primo passo per trasformarla in realta'”.