“Una giovinezza enormemente giovane”, tornato a Roma, si sta facendo apprezzare questa volta al Piccolo Eliseo. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Mittelfest 2013, vede Roberto Herlitzka, solo sulla scena, recitare un testo che Gianni Borgna ha composto fondendo e rielaborando vari brani e scritti pasoliniani. Il tutto è stato diretto da Antonio Calenda e sarà in via Nazionale fino al 29 novembre 2015.
L’idea è: cosa direbbe Pasolini se avesse la possibilità di commentare la vista di se stesso morto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia? Dunque al centro del palco c’è egli stesso, sotto forma di cadavere, e attorno pochi elementi basilari – come una rete, delle sterpaglie, bidoni metallici, vedute di un campo da calcio e di periferie – richiamano sapientemente gli scenari ai quali era legato e che egli era più solito frequentare.
Bravo Herlitzka e con quel corpo un po’ consumato evoca bene lo sfinimento che ha avvolto il caso Pasolini, la sensazione del tempo che è passato, delle cose che sono cambiate. Allora Borgna immagina un Pasolini effettivamente invecchiato ma verosimilmente nostalgico e perplesso di fronte alla nostra gioventù – quella del 2000, quella degli smartphone, quella che forse in troppi considerano un po’ rimbambita, un po’ imbambolata, un po’ ebete, poco sveglia – in cui vede poveri e pariolini cercare di vestirsi tutti alla stessa maniera, borghesemente.
Il monologo di narrazione fila, certo grazie anche all’attore che man mano catalizza sempre più l’attenzione su di sé, fino a raggiungere il culmine nel racconto di quella fatidica notte, quel 2 novembre 1975 in cui la sua abitudine alla pederastia gli fu letale. Così rieccoci all’Idroscalo di Ostia, rieccoci a quel cadavere martoriato fra terra e fango ed il cerchio di queste divagazioni del e sul pensiero di PPP si è chiuso, almeno nella rappresentazione. Una pièce onesta ed Herlitzka è calzantemente Pasolini.