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Il 17 novembre al Teatro Palladium per il Festival di Nuova Consonanza Arianna e il Minotauro prima italiana del melologo di Silvia Colasanti su libretto di Giorgio Ferrara e René De Ceccatty.

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Mercoledì 17 novembre (ore 20.30) al Teatro Palladium il Festival di Nuova Consonanza presenta Arianna e il Minotauro, melologo per voce recitante, soprano ed ensemble di Silvia Colasanti su libretto di Giorgio Ferrara e René De Ceccatty tratto dalla omonima fortunata opera lirica che ha inaugurato il Festival dei due Mondi di Spoleto tre anni fa. Già eseguito con successo in diverse città francesi nel 2020, il melologo è presentato per la prima volta in Italia dalla Paris Mozart Orchestra diretta da Claire Gibault, affermata formazione francese dedita all’esplorazione delle più innovative tendenze della musica d’oggi, con l’attore Elio De Capitani (Minotauro) e il giovane soprano franco-nigeriano Omo Bello (Arianna).

 

Proseguendo un percorso di rilettura dei miti secondo un linguaggio e una sensibilità contemporanei, la compositrice romana sceglie la forma del melologo per tornare ad affrontare la storia del Minotauro. La consueta dialettica tra parola recitata e musica che caratterizza la tradizione musicale del melologo, si intreccia anche con il canto, in una moltiplicazione ulteriore di possibilità espressive. Il mito di un mostro terrificante si trasforma in un dramma “umano”: alla forza del Minotauro non s’accompagna il pensiero e la capacità di distinguere il bene dal male, la consapevolezza dei propri sentimenti, ma solo un sentire confuso e innocente, che fanno del mostro, del diverso, non un nemico, ma una vittima, un ingenuo condannato a vivere nel corpo di un essere mostruoso. A lui si contrappone l’uomo come reale carnefice, capace d’inganno e falsa amicizia – qui rappresentato da Arianna, sorellastra del Minotauro perché figlia della stessa madre Pasifae.

La partitura musicale è ricca di contrasti che raccontano la doppia anima del Minotauro e la sua confusione: spesso ad aggressivi ostinati ritmici si alternano momenti immobili e rarefatti, durante i quali il Minotauro si interroga, dialoga con se stesso, sogna di essere un uomo. Un ensemble di dieci elementi incastona le linee vocali dei protagonisti e diventa protagonista esso stesso in alcuni snodi formali dell’azione.

Alla solitudine del Minotauro si contrappone il ricordo delle giovani vittime a lui destinate, che lo accerchiano minacciosamente prima di essere uccisi, uno dopo l’altro, in una battaglia tutta percussiva e astratta. La tensione sfocia nel lirismo quando il Minotauro, vedendo una delle giovani vittime a lui destinate se ne innamora, senza però conoscere davvero questo sentimento. Il lirismo si fa invece subdolo con l’ingresso di Arianna, sorellastra del Minotauro, entrata nel labirinto con Teseo per ingannarlo con un finto sentimento di amicizia e amore fraterno, per poi ucciderlo. Il finale è affidato alle ultime parole del Minotauro prima di morire: una lunga preghiera intima e sofferta su cupi rintocchi di campana.

 

Il programma si completa con l’esecuzione delle Six Épigraphes antiques di Claude Debussy nella versione per dieci musicisti orchestrata da Jean-Claude Petit. Il nucleo originario delle Epigrafi risale a un lavoro precedente, basato su Les Chansons de Bilitis, una raccolta di poesie che lo scrittore francese Pierre Louÿs presentò come traduzioni di antiche poesie greche. A partire da questo materiale, Debussy completò nel 1915 le Six Épigraphes antiques, la cui versione originale per pianoforte a quattro mani fu eseguita a Ginevra il 2 novembre 1916. Ciascuna delle sei miniature che compongono il ciclo evocano un’antichità immaginaria e sono pervase da una misteriosa ritualità.