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Il lavoro nella prospettiva di Mastro Gesualdo

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Sotto lo specchio d’acqua del Teatro Quirino, alcune perle brillano intensamente, giocando con la luce riflessa dalle onde. Basterebbe allungare la mano per coglierle, sembrano così vicine finché, immergendo il braccio, si scopre che quei gioielli così preziosi si trovano in realtà a profondità enormi. Una di queste perle è il “Mastro Don Gesualdo”, scritto da Giovanni Verga, diretto da Guglielmo Ferro, interpretato da Enrico Guarnieri.

Lo spettacolo gioca tra la dimensione bidimensionale e piatta – la Sicilia rurale e statica, la figura di Mastro Gesualdo fortemente stigmatizzata –  e una visione tridimensionale e stereoscopica (la mobilità sociale dei nobili siciliani e del protagonista, insieme alla sua complessità emotiva). Il regista, come un fotografo, gestisce le lenti e il fuoco della macchina teatrale per cambiare la profondità di sguardo a suo piacere: l’effetto per il pubblico è di vedere un dipinto che diventa improvvisamente un visore di realtà aumentata. In questo Ferro viene sostenuto dalle scene di Salvo Manciagli, dove elementi fortemente concreti, oggetti tangibili hanno alle spalle proiezioni fisse e piatte dai colori pastello, sul fondale.

Il dramma così strutturato permette di dare rilevanza alla parola, all’enorme studio linguistico che Verga ha inserito nel romanzo, una ricerca che poteva essere interpretata solamente da un conterraneo: Enrico Guarnieri. L’attore in una performance eccezionale tiene le fila di tutto lo spettacolo, complice del lavoro di Ferro asseconda la sua visione, mostrando al pubblico cambi di registro e di prospettiva vertiginosi.

‘Vivere per lavorare o lavorare per vivere?’ Una domanda semplice ma dalle implicazioni non banali; più che mai “attuale”. Eppure, per trovare una risposta, basta tornare nel non più “attuale” tardo ‘800, a quando Giovanni Verga scrive “Mastro Don Gesualdo”. 

Allora il vero dilemma non è trovare la replica a questo problema, ma il fatto che nonostante ci sia una soluzione, non venga messa in pratica. Sarà necessario lavorare di più per lavorare meno?