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“Il vangeli di Tijuana”, al Teatro Trastevere una storia di droga, intelletto e … reincarnazione

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“1990. Una baracca nella periferia di Tijuana.
JESUS, un narcotrafficante messicano di origini israeliane,
convinto di essere la terza reincarnazione di Cristo.
NANCY, una ventenne francese sottomessa a Jesùs nello spirito e nel corpo.
Insieme stanno aspettando un cliente sudafricano per concludere un importante scambio di eroina.
Il cliente arriva con un leggero ritardo, accompagnato dalla sorella.
BABU, un uomo colto e raffinato, esperto di fisica quantistica.
LISAVET, sorella di BABU, è una poetessa che ha raggiunto una certa notorietà negli ambienti intellettuali del Sudafrica.
Lo scambio avviene in una calma solo apparente.
Ma quando Jesùs propone di fare un brindisi al Figlio dell’Uomo,
rivelando la sua natura di cristiano, la situazione precipita. Babu, l’esperto di fisica, ha una sola regola:
non accetta di fare affari con i credenti. Da questo momento la situazione viene via via a complicarsi:
dapprima i due uomini, supportati dalle rispettive controparti, si affrontano in un senso puramente linguistico.
Ma quando la tensione diviene troppo alta, su proposta di Nancy, i quattro cominciano a giocare alla roulette russa.
Due rivoltelle, due tamburi da otto, un colpo per rivoltella.
Questo…è il Vangelo di Tijuana.”