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In viaggio con Corrado Ruggeri tra le farfalle del Mekong

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Naturalmente il viaggio può essere tante cose. Può essere artificiale, onirico, letterario… Chi non ha viaggiato con Salgàri, quando le terre allora definite esotiche non erano a portata di charter? Quando non esistevano le guide e la Lonely Planet non era stata immaginata? Ma il viaggio vero è un’altra cosa. È passione e fatica. E talvolta diventa il racconto che raccoglie umori e sensazioni di chi ha viaggiato davvero. Come Corrado Ruggeri, giornalista, scrittore, autore televisivo, che con Jorge Luis Borges pensa del viaggiatore: “Gradiva le differenze: forse per questo viaggiò tanto”. Ora, dopo una vita al Corriere della Sera, i suoi viaggi li racconta anche sul web (I Viaggi di Corrado Ruggeri). “Dopo aver visitato più di 70 paesi – spiega – mi piace l’idea di mettere a disposizione le mie esperienze, condividere emozioni, dare qualche suggerimento, svelare piccoli segreti, ritrovarsi on line”. Ma senza rinunciare alla carta stampata. E, reduce da un’estate brasiliana, regala agli appassionati della letteratura di viaggio la decima edizione aggiornata, per Feltrinelli, di un libro che ha saputo diventare un classico: Farfalle sul Mekong. Tra Thailandia e Vietnam. Un classico con il ritmo di un romanzo e la potenza descrittiva dello stile giornalistico. Avvincente come un giallo, arricchisce con l’ironia una riflessione attenta e sensibile ai problemi e alle contraddizioni dell’Oriente. Dove, nei villaggi di montagna thailandesi, le tribù che coltivano oppio banchettano tuttora con il tradizionale menu a base di polpette di carne vietnamita e con il cobra spellato vivo di cui bevono il sangue ancora caldo. Dove il lussuoso turismo di Bangkok contrasta in modo stridente con la povertà. Dove le ragazze della guerriglia uccise mentre combattevano nel loro costume nero tradizionale hanno messo le ali e si sono trasformate nelle multicolori farfalle del fiume Mekong. Dove emerge con forza la Bangkok più moderna, delle ultime meraviglie naturali come Ko Lipe, del fenomeno dei “katoi”, o lady boy, come vengono chiamati i trans operati e no, che in Thailandia sono un terzo sesso numeroso e non esente da problemi. Anche perché – a Ruggeri è chiarissimo -“la fantasia, da queste parti, non riesce a essere brutale come la realtà. Il caldo umido è bello quando non si ha niente da fare, quando si sta sdraiati con il corpo abbandonato e la testa persa nel nulla, perché non c’è niente da rimpiangere o altro da desiderare sulla riva del fiume di Bangkok”.

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