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“La dolce guerra”, come si racconta una storia vera?

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Segnalato dalla critica come uno degli spettacoli visti più belli, La dolce guerra ha come protagonisti un pioniere del cinema italiano e una maestra elementare.
1914. Olmo e Ada amano il proprio lavoro. Ogni giorno lui si affanna per girare una scena del proprio film, lei per educare i bambini a diventare dei giovani “italiani”. Possono farlo. Il periodo storico in cui vivono è carico di entusiasmo, la fiducia nel futuro è alta, e la loro vitalità sarà sicuramente premiata.
Ma come si racconta una storia vera?
Quali immagini devono rimanere impresse nella pellicola?
Quali parole devono essere dettate durante una lezione?
Domande che anche oggi dovrebbero essere alla base del lavoro di insegnanti, giornalisti e artisti.
Senza rendersene conto, i due protagonisti ottengono dei successi inaspettati, e convincono milioni di persone ad abbandonare lo splendore della Belle Epoque per vivere gli orrori della guerra. Fino a quando la guerra non li coinvolgerà direttamente e, vittime della loro stessa manipolazione, entreranno in una terra di disperazione che li porterà a spegnere la cinepresa e a strappare ogni pagina dettata.
È facile raccontare la realtà. Difficile è capire quale realtà raccontare.