Dieci giorni di programmazione. Dieci spettacoli (quattro di teatro musicale, cinque di teatro strumentale, una coreografia). Sette sedi (Teatro Costanzi, Teatro Argentina, Auditorium Parco della Musica, Teatro India, Teatro Nazionale, Teatro di Villa Torlonia, Villa Medici).
Con questa iniziativa Roma può finalmente dialogare sullo stesso piano delle grandi capitali europee: Roma come Parigi, Barcellona, Vienna, Berlino ha finalmente un Festival internazionale che esplora l’universo del teatro musicale contemporaneo nelle sue accezioni più ampie e profonde.
E lo fa partendo dalle origini del genere che più di ogni altro ha influenzato forme ed estetiche del nostro sentire, riprendendo opere “storiche” che affondano le radici nelle avanguardie artistiche, che si sono imposte negli anni ’70 e ’80 (peraltro mai rappresentate nella nostra città), come Schwarz auf Weiss (Nero su Bianco) (27 maggio), con un ritorno di eccezione, quello di Heiner Goebbels alla guida dell’Ensemble Modern di Francoforte, in cui i musicisti danno vita ad una vera e propria performance teatrale accompagnati da una regia luci e immagini video di grandissima potenza espressiva; o come la nuova produzione della prima opera teatrale di Sylvano Bussotti, La Passion selon Sade, (28 maggio) composta nel 1965 o come la recente coreografia di un maestro della danza contemporanea, Empty moves 1 – 2 – 3 di Angelin Preljocaj (30 maggio) che fa danzare gli artisti sui suoni registrati nello storico concerto tenuto da John Cage al teatro Lirico di Milano nel 1977; fino alle creazioni più innovative della ricerca musicale di oggi, come Blank Out (31 maggio) l’opera per soprano e video 3D di Michel van der Aa in prima esecuzione italiana insieme all’opera di un altro gigante della musica contemporanea, Wolfgang Rihm di cui il Teatro dell’Opera produrrà, specificamente per il Festival, l’opera Proserpina (7-9 giugno). A questi lavori dichiaratamente teatrali si affiancano le serate di “teatro strumentale”: i concerti di colui che è stato definito il più grande musicista del ’900, il percussionista Jean-Pierre Drouet (3 giugno); quello del gruppo francese Ensemble Aleph (29 maggio), che mette in scena con gli strumenti una tranche de vie familiare; il progetto di Francesco Prode (1° giugno), che fa “rispecchiare” in autori contemporanei i Miroirs di Maurice Ravel; la “traduzione in musica” dei Wall Drawings di Sol Lewitt per le percussioni dell’ Ensemble Dedalus (2 giugno – ore 19) e ancora percussioni con il gruppo italiano Ars Ludi (2 giugno – ore 21) con Il suono e il gesto, una serata dedicata a vari brani di autori contemporanei.