Sabato 23 ottobre, dalle ore 18:00, inaugurerà presso Spazio Urano la personale di Linda Aquaro, a cura di Simona Pandolfi, intitolata “Dall’interno”.
Scatole attraverso le quali vedere e al tempo stesso vedersi dall’interno: è questo il leitmotiv su cui si sviluppa la recente ricerca di Linda Aquaro, iniziata nel 2020 con un autoritratto su tela contenuto in una semplice scatola da vino riciclata.
Ideato in pieno lockdown, “Autoritratto al chiuso” riflette sulle sensazioni e dimensioni ristrette vissute in fase pandemica. Come in una piccola installazione, l’artista presenta la sua stessa immagine dipinta racchiusa in uno spazio limitato, che può rivelarsi sia asfissiante, sia protettivo se percepito come un invito all’introspezione e alla scoperta di un altro sé. L’accostamento visivo del proprio volto malinconico con un piccolo origami a forma di gru, che ritorna anche in lavori successivi, esplicita il bisogno di leggerezza e di evasione.
Le altre opere in mostra, principalmente ritratti, approfondiscono il tema della scatola combinando la pittura tradizionale ad olio con l’incisione; attraverso lo scavo su linoleum, l’artista integra l’immagine pittorica con la trama incisa, enfatizzandone il racconto emozionale. Influenzata dal suo percorso di studi in architettura, Aquaro esplora il rapporto tra i volumi del volto e dello spazio mediante pennellate corpose, costruttive, appunto “architettoniche”, che accordano forme anatomiche a geometrie pure.
Oltre ai ritratti, lo sguardo dell’artista si posa anche su alcuni oggetti della quotidianità – dalla caffettiera ai contenitori di cartone delle uova, fino ai piatti sporchi nel lavandino – che come in un diario personale narrano storie, azioni banali e «quello che sanno dire in silenzio», come afferma l’artista. Lo spettatore è stimolato o costretto a diventare parte attiva della fruizione, anche semplicemente aprendo o chiudendo i contenitori, come nell’azione da compiere per svelare i due dipinti su linoleum montati in cassetti, in cui lo stesso volto di donna si mostra prima con gli occhi chiusi e poi con gli occhi spalancati.
L’esposizione si conclude con “Sul doppio”, un autoritratto su linoleum contenuto in una scatola che a sua volta racchiude uno specchio circolare. Quest’ultimo lavoro implica un’interazione più totale del fruitore, che inevitabilmente finirà per specchiarsi e vedersi riflesso in maniera analoga a quanto dipinto sull’altra metà della scatola, diventando di conseguenza sia spettatore che parte integrante del contenuto dell’opera, in dialogo con la sfera intima dell’artista. Giocando sul tema del doppio, Aquaro riflette sull’ambiguità della percezione e della rappresentazione del sé; da una parte c’è l’immagine che vogliamo mostrare all’esterno, dall’altra quello che sembriamo secondo il punto di vista degli altri e infine quello che realmente siamo, dall’interno. Quest’ultima immagine di sé è quella che spesso è costretta ad allinearsi, conformarsi e quindi limitarsi, rimanendo incorporea, quasi impercettibile, o meglio intrappolata in una scatola invisibile.