Home mostre Le personali di Bato E Matta: L’Uno e il Tutto alla Galleria...

Le personali di Bato E Matta: L’Uno e il Tutto alla Galleria RvBArts

1489

Tornano alla Galleria Rvb Arts le mostre personali di A.Matta e Bato.

A ben vedere, seppur personali, le mostre degli autori sono accomunate da un unico emblematico problema: le distorsioni del visivo. Fino a che punto si estende  una visione, che è un’alterità dal fattuale? Fino a che punto può chiudersi  una vista e, come conseguenza necessaria, aprirsene un’altra?

Questo è poi da vedere, se davvero esistesse una risposta. Se esistesse la parola “fine, allora non avrebbe alcun senso un’indagine pittorica. A proposito di questo, la mostra si presenta come esempio lampante della tensione che coinvolge l’arte nel non dare soluzioni”, ma allo stesso tempo dare risposta all’ identità e alla differenza dell’essere.

“Una cosa è importante: scuotere ciò che comunemente viene chiamato realtà attraverso mezzi allucinatori non adattati, con il fine di cambiare le gerarchie dei valori del reale. Le forze allucinatorie fanno breccia nell’ordine dei processi meccanici; introducono dei blocchi di “a casualità” in questa realtà che è stata assurdamente presentata come una”. Cosi’ C.Einstein parlava in riferimento ai lavori pittorici di André Masson. Proprio allo stesso modo le opere di Bato e Matta presentano il carattere ribelle di non far apparire la realtà come un tutto, come una sintesi approssimativa e maggioritaria di ciò che è oggetto, empiria, fattualità.

In Bato questo emerge attraverso la rievocazione dei simbolismi assirobabilonesi e la divinità di Ishtar (Drago di Ishtar, Leone di Ishtar). Se in Bato la distorsione del visibile si spinge all’essenzialità, alla ricerca della funzione prima e dell’essenza delle cose, in  A. Matta il discorso si complica: in questo caso si aggiunge, alla visione istantanea ciò che accade quando si ha il tempo di fare esperienza con la realtà, di osservarla non di primo impatto ma di fare abitudine della stessa.

Una sedia, un tavolo che si dilata e si comprime e che si moltiplica, rappresenta l’inconsistenza della stabilità nella realtà (Memoria collettiva, Dialettica). Analogicamente a F.Bacon ,le opere di A.Matta si presentano come un grido, lo stesso di Innocenzo X in “Ritratto(1953), il grido di fronte all’invisibile. Il grido è una forza, una tensione,:si grida quando si ha paura, quando si sente dolore, si grida quando non esiste una soluzione, una sintesi.

Le opere degli artisti, sono la testimonianza di questa tensione. E’ come se unissimo due calamite di segno comune: identità e differenza. Da una parte c’è la visione, l’ottico retinico, e dall’altra il dato osservato, più evidente in Matta che in Bato in questo caso. Quanto mai appropriata la metafora delle calamite di segno comune, infatti. Si tratta proprio della comunanza che è che lega l’identità alla differenza. Non si può pensare che la vista si risolva nel dato, non si può pensare che le opere servano semplicemente a rappresentare qualcosa. Le opere parlano, e lo fanno se non trasformandosi in un “Io”, ma in “Noi”.

Immanenti ,le opere parlano della storia, della realtà, problematizzano qualcosa e lo fanno mantenendo insieme identità e differenza; sono oggetti inanimati che hanno il potere di comunicare le alterità di ognuno di noi, sono testimonianze preziose dei nostri pensieri.

Ancora una volta la Galleria RvbArts regala riflessioni sull’importanza sociale dell’arte e, in particolare, con esempi pittorici di artisti in grado di raggiungere il nocciolo di ogni creazione artistica e di ogni dilemma metafisico. L’Uno e il Tutto, l’identità e la differenza, la vista e le viste di ognuno di noi. Questo rende le opere d’arte immuni allo scorrere del tempo; esse tacciono qualcosa, vivono in un mondo in cui non occorre la parola, in un mondo in cui non si sintetizza un singolo momento, ma tutti quelli che si portano con sè, cosi’ come indicava L.Wittegenstein nella settima proposizione del suo Tractatus ” Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere”.