Home editoria “L’età della saggezza nell’era digitale”: vivere la vecchiaia come opportunità

“L’età della saggezza nell’era digitale”: vivere la vecchiaia come opportunità

1765

Un ritratto della società degli over 50, con lo sguardo teso a ieri, oggi e domani: è il nuovo libro di Silvana Buzzo Patucchi, “L’età della saggezza nell’era digitale (E se fossero gli anni più belli?)”, edito da Francesco Brioschi ​Editore. 
L’autrice affronta un tema importante come questo con un tocco d’ironia e distacco, ponendo un’acuta riflessione sul’allungamento della vita e la sua conseguenza inevitabile, la vecchiaia, tabù del nostro tempo, inteso come spazio della vita negato, tanto temuto da non poterlo nemmeno nominare. Sul filo della Storia Ufficiale e di quella fatta dagli individui, la Buzzo cerca di scuotere gli stereotipi sulla terza età, invitando a sorridere e ad attraversare questa fase con un po’ di leggerezza, ma soprattutto con coraggio.
“Questo piccolo libro non pretende di fornire analisi storiche dettagliate – ha dichiarato – né di esplorare a fondo una condizione umana tanto complessa: assume punti di vista provvisori per mostrare un paesaggio … cerca di mettere in guardia chi ancora pensa che si tratti di un accidente che capita solo agli altri; di indicare a chi ne ha ancora il tempo qualche soluzione già praticabile adesso … Certo, non crediamo che esistano formule risolutive- continua la scrittrice – ma sappiamo di trattare un argomento che interessa donne e uomini di qualsiasi età.”
La  ricerca,  filtrata  da  una scrittura molto scorrevole e ricca di ragionamenti soggettivamente condivisibili, parte dal concetto di Percezione nel cambiamento degli stati d’animo, per poi interagire con i repentini e drastici  cambi  causati  dal  progresso  tecnologico.  Dallo smantellamento della struttura familiare tradizionale al recupero di se stessi nell’epoca del computer, l’anzianità viene ritratta come il periodo della raccolta, del tempo supplementare che offre l’ultima, ma anche forse la migliore occasione per vivere una vita ancora non interamente vissuta, un pezzo dell’esistenza in cui i doveri e le preoccupazioni lasciano posto alla voglia di fare ripartendo da se stessi: come il buon finale di un film che ribalta la storia, per dare ancora l’ultima buona possibilità.