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“Misericordia” di Emma Dante all’Arena del Sole

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Misericordiascritto e diretto da Emma Danteluci Cristian Zucarocon Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambellicoproduzione Piccolo Teatro di Milano– Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo Piccolo Teatro Grassidal 14 gennaio al 16 febbraio 2020 foto © Masiar Pasquali

Da giovedì 4 a domenica 7 novembre va in scena al Teatro Arena del Sole di Bologna Misericordia, spettacolo di Emma Dante, regista di cinema e teatro tra le più apprezzate a livello internazionale. La storia è quella di tre prostitute e di un ragazzo menomato che vive con loro in uno sporco e miserevole monovano. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti.

 

Emma Dante compone un affresco struggente che racconta una realtà squallida, intrisa di povertà, analfabetismo e provincialismo, sempre di più ignorata dalla società. Uno spaccato di umanità che è quella della sua Sicilia, dalla quale la regista ha sempre preso ispirazione e che sa rappresentare con una poeticità unica. «Misericordia è una favola contemporanea – commenta Emma Dante – racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine».

 

«Arturo non sta mai fermo – continua la Dante – è un picciutteddu ipercinetico. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. La madre di Arturo si chiamava Lucia, era secca come un’acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era china ’i musica e Lucia abballava p’i masculi! Soprattutto per un falegname che si presentava a casa tutti i giovedì. L’uomo era proprietario di una segheria dove si fabbricano cassette della frutta, guadagnava bene ma se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati. Lo chiamavano “Geppetto”. Alzava le mani. Dalle legnate del padre nasce Arturo, mentre Lucia muore due ore dopo averlo dato alla luce. Nonostante l’inferno di un degrado terribile, Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro. Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino».