Due storie, due donne, una stanza e una camera da letto: quella messa in scena al Teatro Ambra alla Garbatella è il tentativo – solo in parte riuscito – di mettere in scena le fragilità dell’essere femminile contemporaneo, nei suoi vani tentativi di fronteggiare ogni giorno le sfide a cui è chiamato. Vivere è difficile, soprattutto se dietro si porta un peso difficile, anche solo da sopportare. Un peso che ha a che fare con un passato che mette angoscia e tristezza, sepolto dietro quella “stanza segreta”, che solo una chiave è in grado di aprire. Lo sa bene Luna, alias Sara Sartini, la protagonista estroversa, in apparenza sicura di sé, ma che cova dentro un gran dolore. Più volte appare sul palcoscenico semi nuda, spesso trasandata . Gli uomini per lei non son altro che carta straccia e con il suo fisico Luna può permettersi di cambiarne anche uno in 10 minuti!
Dai suoi discorsi si sente il disprezzo nei confronti del mondo e della sua famiglia, una ricca famiglia colpevole di averla lasciata sola. Finché, come nei più fortuiti casi della vita, non incontra lei, Maya, donna di mezza età, con scarsa autostima e in cerca di una casa. Per la sua insicurezza è dovuta ricorrere anche ad uno psicanalista, anche perché lei, Maya, degli uomini ha bisogno, “anche se a volte esagerano con le mani”.
Insomma due universi paralleli che, chissà per quale strana ragione, si ritrovano a condividere la stessa casa e poi anche lo stesso letto. Nasce un’attrazione o forse qualcosa di più tra le due protagoniste: certo è difficile definire un rapporto del genere, forse anche un po’ per paura dei giudizi del mondo esterno. E poi si sa, gli opposti si attraggono.
Però davvero “Niente è come sembra” e dopo 3 mesi di convivenza sembra che i ruoli si invertano. Adesso la Maya insicura ha acquistato maggiore sicurezza in sé stessa e nel suo ruolo all’interno della coppia: non vuole più essere la schiava di casa. Al contrario Luna esce allo scoperto nella sua completa e totale fragilità, con quel passato che continua ad incombere, nonostante i continui tentativi di nasconderlo al di là di quel muro. Pregevole la sequenza dei cambi di vestiario, che corrispondono ad altrettanti cambi di umore delle due, a denotare il trascorrere inesorabile del tempo.
Qualcosa è cambiato, ma finalmente Maya ha il coraggio di varcare quella porta e i scoprire la verità. Un alone sinistro incombe sullo spettacolo, soprattutto sulla seconda parte, quasi a voler riecheggiare atmosfere da film horror. Insomma la regia, di Gabriele Galli, poteva forse osare un po’ di più, magari inserendo qualche altro elemento all’interno di una narrazione, a volte prevedibile, ma che comunque riesce a reggere il peso del dramma psicologico messo in scena. Negativo il finale, sin troppo scontato. Ottima l’interpretazione di Valentina De Giovanni, in scena Maya, capace di alternare momenti di tragicità ad altri di sarcasmo.