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“Oltre il muro”, allo Spazio 18b in scena un futuro distopico da fare paura

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Debutta in prima nazionale assoluta allo Spazio 18b OLTRE IL MURO di Massimo Roberto Beato, con Sofia Chiappini e Pavel Zelinskiy e la regia di Elisa Rocca e Jacopo Bezzi, in scena dal al 17 novembre.

Anno 2089. Gli sconvolgimenti climatici hanno provocato una estinzione di massa che ha colpito la maggior parte delle popolazioni, soprattutto le più povere,  causando carestie e  morti. Le super potenze rimaste, per garantirsi la sopravvivenza, hanno costruito un maestoso muro al centro del vecchio continente europeo  creando un nuovo stato: Eutòpia. Non tutti i migranti possono essere accolti. Per essere ammessi, legalmente, è necessario ottenere un coefficiente di accessibilità. Ma non tutti possono fare domanda, perché il Partito al governo di Eutòpia ha predisposto una pulizia etnica che impedisce ad alcune etnie il ripopolamento del nuovo stato. Eppure se una speranza può esserci di scampare all’estinzione globale è solo quella di oltrepassare il muro, legalmente o  illegalmente.

Dunja, una ragazza serba, e Aleksey, un uomo russo, si incontrano a pochi chilometri dal confine meridionale col muro e decidono, spinti dalla disperazione, di stringere un folle patto per tentare di essere ammessi come  nucleo familiare, aumentando perciò il proprio coefficiente di accessibilità.

Il dialogo tra culture e la pratica interculturale, sono oggi al centro della riflessione di chi si interroga sul senso e sulla necessità del teatro.

In realtà complesse, come la Comunità Europea segnate da fenomeni migratori di inedite proporzioni, il lavoro teatrale acquisisce nuove potenzialità (o forse ne recupera di antiche).

 La Compagnia dei Masnadieri ha come obiettivo la riscoperta delle radici culturali comuni a tutti gli abitanti del territorio europeo; il Serbo e il Russo divengono quindi il paradigma di due culture che si incontrano/scontrano. Un popolo infatti può considerarsi realizzato se permette che al proprio interno le diversità culturali più  lontane ed eterogenee  possano essere messe pacificamente in relazione.

In quest’ottica il teatro può costituire la lingua universale di intercomprensione tra i popoli,  capace di abbattere muri e  barriere ideologiche.