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Piera Degli Esposti e l’ermeneutica del ricordo, da Pasolini a De Chirico, al Teatro della Cometa fino al 18 ottobre

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«Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura». Lo scriveva Édouard Bourdet negli anni Venti del secolo scorso, nel suo “Vient de paraître”. Ecco, l’arte del racconto. L’arte di poter descrivere il mondo, portando il mondo a sbirciare dentro il proprio giardino d’inverno. Un giardino nel quale l’anima vive nascosta, “Lathe biosas ”; un nascondimento fecondo, perché proprio nascondendo e lavorando nell’oscurità, l’attore è in grado così di poterlo celebrare.

Piera Degli Esposti ha dato una elegante riprova di questa arte così contraddittoria. L’arte del raccontare se stessi, cercando un’autonomia vitale, pur tentando di mantenere viva la propria significativa presenza nella mente degli altri.

Strana condizione è quella dell’attore. Vive per sé e per il proprio mondo che, però, dipende profondamente dagli altri. L’ermeneutica della sua esistenza, quindi, dipende profondamente dalla grammatica che sono gli altri a scrivere per lui. L’attore vive di sé grazie al respiro degli altri.

Al Teatro della Cometa, “Wikipiera”, con Piera degli Esposti e Pino Strabioli, in cartellone fino al 18 ottobre, è lo spettacolo per eccellenza di questo filone. Una lettura, un circolo ermeneutico tutto umano viene introdotto da Strabioli nel tentativo di presentare quel gigante che è Piera. Una donna che è già diventata un simbolo, oltre che un pezzo di storia.Pino-Strabioli-798323

Da Pasolini a De Chirico, da D’Annunzio a De Filippo. La storia del paese ha impresso su Piera una parte di sé. Ascoltare lo spettacolo significa diventare parte di questa storia, perché non solo è una storia, con la voce di Piera che introduce, spiega, espone e svela, ma significa anche assaggiare, gustare, pretendere di aver vissuto per interposta persona.

Piera degli Esposti è l’attrice, è l’arte. Piera ha capito benissimo l’adagio di Brecht, scritto nel “Breviario di estetica teatrale”: «Nemmeno per un attimo l’attore si trasformi completamente nel suo personaggio. ‘Non rappresentava re Lear, era Lear’ sarebbe un giudizio disastroso». Piera rimane sempre degli Esposti, anche quando è Fedra o Medea. In fondo, anche Pasolini le disse:«Lei non ha un viso da attrice».