Alessia Gay e Alessio Rezza - Swanilda e Franz - in Coppèlia di R. Petit, Teatro dell'Opera di Roma 2015
Alessia Gay e Alessio Rezza - Swanilda e Franz - in Coppèlia di R. Petit, Teatro dell'Opera di Roma 2015

Un grande classico trova posto in questi giorni sul palco del Teatro dell’Opera di Roma: “Coppèlia o la ragazza dagli occhi di smalto”. Un grande classico ma non troppo vista e considerata l’innovativa rilettura di Roland Petit, in scena fino a sabato 7 novembre 2015.

D’accordo sarà anche stata rivisitata, qualcuno dirà, ma quanto potrà mai essere diversa questa versione da quella tradizionale? Parecchio, a dire la verità, e per rendersene conto basta osservare i costumi ottocenteschi delle signore, la scenografia non più da piazza del paese ma simile ad un qualsiasi incrocio di strade di una città moderna con i suoi palazzi in stile neoclassico. Questo perché Petit non è intervenuto solamente sulla coreografia ma anche sull’allestimento generale e il libretto. È l’idea sottesa a tutta l’opera a venire mutata, l’atmosfera bucolica e pittoresca è superata e in questa versione Coppelius sarebbe innamorato di Swanilda tanto da aver costruito Coppèlia ad immagine e somiglianza di lei. Costumi e scenografia rispecchiano una nuova idea, un nuovo modo di intendere “Coppèlia”.

La coreografia, con l’uso di molte seste, di passé chiusi e tanto humor, mostra lo spirito di una nuova società, le antiche paesane si sono trasformate in donne moderne e frou frou che a tratti ricordano quasi delle ballerine di Can Can; invece al posto dei paesani c’è un plotone di soldati che si vede al centro di tutte le attenzioni e delle mire borghesi di queste signore molto spigliate e decise.

Alessio Rezza e Alessia Gay ben interpretano le nuove, caratterizzanti sfumature in Franz e Swanilda. L’uno impertinente, spavaldo, un po’ ragazzino che si sente coinvolto dai turbinii dell’amore per la prima volta eppure da questi non si lascia spaventare. L’altra determinata, più consapevole di sé, una giovane donna che sa quello che vuole senza più lo schermo dell’ingenuità contadina. Chi meglio di Luigi Bonino poteva dare vita al nuovo Coppelius di Petit, quel costruttore di automi che ora non è più un anziano scorbutico un po’ rimbambito ma piuttosto un signore distinto e ancora passionale seppur deviatamente poiché concentra su una bambola meccanica il suo bisogno di dare attenzioni e affetto.

Be’ insomma se non siete ancora andati a vederla perché vi aspettavate la solita Coppèlia, che state aspettando? Petit vi darà da pensare!