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Rapina di Prati, il presunto omicida si è impiccato a Regina Coeli

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Si è impiccato con un lenzuolo nella sua cella Ludovico Caiazza, il presunto assassino di Giancarlo Nocchia, il gioielliere romano ucciso nel suo negozio in via dei Gracchi, al quartiere Prati il 15 luglio. L’uomo era nel reparto Grande sorveglianza di Regina Coeli quando, alle 22,50 del 19 luglio avrebbe compiuto il gesto. Gli uomini della penitenziaria si sono accorti intorno alle 11,10 di quanto era accaduto ma malgrado l’arrivo immediato dei soccorsi del 118 per Caiazza non c’è stato nulla da fare. L’uomo, 32 anni, era stato fermato sabato sera, a Latina, a bordo di un treno. Era ricercato in quanto, durante la colluttazione con Nocchia si era ferito, lasciando all’interno della gioielleria di Prati una traccia biologica. Per la Fns Cisl Lazio “tale suicidio rappresenta un doppio fallimento poiché da un lato non è stato data la possibilità alla famiglia del gioielliere di vedere riconosciuta la giustizia e far espletare in carcere la pena a Ludovico Caiazza ma dall’altro per lo stesso, che non si è evitato di far compiere tale gesto”. A quanto sia apprende dagli investigatori, Ludovico Caiazza era convinto di aver soltanto ferito a una gamba il gioielliere durante la rapina. Di averlo ucciso il pregiudicato napoletano lo avrebbe appreso dalla televisione. Parlando con la psicologa del carcere e con l’avvocato d’ufficio, Caiazza avrebbe manifestato un turbamento che lo avrebbe spinto al suicidio. La procura ha accertato che Caiazza, tossicodipendente, sabato 18 luglio andato al Sert dove sarebbe dovuto tornare. Il pm Sergio Colaiocco, che indaga sul suicidio, ha già acquisito la relazione di servizio del direttore del carcere e
del comandante degli agenti della polizia penitenziaria.