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Se questo è un uomo di Valter Malosti dall’1 al 5 dicembre al Teatro Arena del Sole di Bologna

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Sono diversi i motivi che mi hanno spinto, qualche anno fa, a disegnare un fumetto su Primo Levi. 

È uno dei miei scrittori preferiti, naturalmente, e poi condividiamo la stessa città natale (Torino). Soprattutto, l’opera di Levi è attraversata da un costante richiamo alle generazioni future, ai giovani, ai “figli dei figli”, che sono invitati, quasi spronati, ad ascoltare, ricordare e raccontare a loro volta. Io faccio parte dei “figli dei figli”, dei nipoti di chi ha vissuto la Seconda guerra mondiale, e mi sono inevitabilmente sentito chiamato in causa.

Il modo migliore che avevo per rispondere è stato disegnare un fumetto. Si intitola Una stella tranquilla, non è esattamente una biografia di Primo Levi, ma un ritratto, un ritratto sentimentale. È concepito come un invito a riscoprire Levi, non solo il testimone, ma lo scrittore, il chimico, il poeta, l’antropologo, l’enigmista… nel fumetto racconto questi aspetti di Levi, forse meno conosciuti.

 

Da fumettista, mi affascinava la figura di Levi, l’ho sempre considerato un personaggio interessante da disegnare: quegli occhiali enormi, i capelli un po’ a punta, la barbetta… anche Primo Levi disegnava (al computer magari), anche se preferiva dedicarsi a strane sculture di animali intrecciate col filo di rame. Disegnava e intrecciava in particolare gufi, che in qualche modo finivano per diventare il suo autoritratto. I gufi sono l’esempio più evidente, ma l’opera di Primo Levi è piena di immagini. Per disegnare il mio fumetto sono andato a cercarle nei suoi libri. Nei racconti di fantascienza di Storie naturali e Vizio di forma, ad esempio, ci sono uomini-robot, uomini-pianta, strani animali a metà tra cani e felini, e poi c’è un centauro, altro alter ego di Levi, che per molti anni è stato anch’egli diviso in due: metà chimico, metà scrittore.

Ma anche nel cuore di Se questo è un uomo, nel capitolo centrale, I sommersi e i salvati, c’è un’immagine, potentissima. Chi sono i sommersi? Sono le persone che entrano in lager e non hanno il tempo di capire, ne sono sopraffatti e muoio quasi subito. “La loro vita è breve ma il loro numero è sterminato”, scrive Levi, “sono loro, i Muselmanner, i sommersi, il nerbo del campo […]. Essi popolano la mia memoria della loro presenza senza volto, e se potessi racchiudere in una immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia di pensiero”.

Da queste parole sono nati diverse tavole del mio fumetto, dove Levi è circondato da prigionieri senza volto, di cui a volte si fa portavoce e da cui a volte è oppresso.  Anche il disegno utilizzato per la locandina dello spettacolo Se questo è un uomo è nato così.