Bellini, Kaner e Barker, passando per Rota e Morricone: domenica 20 dicembre la “Cecilia Wind Orchestra” si esibirà sul palco del Teatro Eliseo in uno straordinario concerto. Alcuni tra i migliori allievi del Conservatorio di Santa Cecilia, diretti dal Maestro Alessandro Verrecchia, suoneranno le colonne sonore di grandi compositori. Un’orchestra di soli fiati composta da clarinetti, tube, trombe, flauti, corni, tromboni, sax, un oboe e un fagotto.
Giovanissima allieva del Santa Cecilia, Gaia Moretti è una fagottista del Conservatorio di Santa Cecilia. Perché la scelta di questo strumento?
Me lo chiedono in tanti … In realtà sono partita dal pianoforte, poi la passione per la musica mi ha poi portata al Conservatorio di Santa Cecilia, dove ho attraversato diversi step: dal pianoforte al canto lirico, sino appunto a questo “bizzarro” strumento che è il fagotto. Anche se non tutti lo notano, visto che sta dietro le prime linee, io me ne sono subito innamorata. Da lì è partito un lavoro di ricerca e studio, che si è ben coniugato con il mio amore per l’orchestra. Il fagotto può essere uno strumento sia solistico che orchestrale, inoltre non è molto gettonato e al momento è abbastanza richiesto a livello musicale. La gente non lo conosce bene, ma altro nome non poteva essere migliore: “fagotto” evoca proprio l’idea di un suono dolcissimo, anche se abbraccia una vasta gamma di note. Quindi se da un lato è stata una scelta di nicchia, dall’altra ho scoperto che è uno strumento davvero elastico. Basta prendere in considerazione questi tre esempi: l’ “Apprendista stregone”, dove l’assolo di fagotto suona note basse e in maniera molto simpatica; la “Saga della Primavera”, dove si ha un suono molto acuto che rappresenta il sorgere dell’alba; “Elisir d’amore”, dove il fagotto è totalmente romantico.
C’è qualcosa che lo distingue dagli altri strumenti a fiato?
L’oboe e il fagotto sono gli unici due strumenti a fiato che hanno una doppia ancia. Questa ancia è un pezzo di canna che vibra a seconda della posizione del labbro e del fiato, ma se nel sax e nel clarinetto è singola, nell’oboe e nel fagotto è doppia. Inoltre noi fagottisti dobbiamo fisicamente costruirla: ogni volta tutti i pezzi vengono assemblati pian piano. Si tratta di un’operazione molto particolare e la gente ignora di quanta fatica sia necessaria, anche perché senza questo piccolo pezzo lo strumento, che è un tubo conico di 2 metri e 60, non suona. A questo vanno poi aggiunte le problematiche tipiche di ogni strumento a fiato: il suono può totalmente cambiare a seconda della posizione del labbro, della quantità di fiato e tante altre variabili come le condizioni atmosferiche, visto che son di solito fatti di legno, quindi freddo e caldo incidono anche sull’intonazione.
Hai qualche punto di riferimento, esempi di Maestri che ammiri?
Vivendo a Roma ho la fortuna di venire spesso a contatto con grandi esempi, sia in Accademia che al Teatro dell’Opera. Però il mio preferito è senz’ombra di dubbio Dag Jensen, che ha un suono strepitoso, fluido e molto espressivo, non aggressivo come può essere ad esempio quello di Rino Vernizzi, fagottista italiano famoso per il suo estro e la sua tecnica super veloce. Io sono più romantica e come gli altri allievi ho scelto lo stile a me più consono, dolce e delicato appunto.
Qualche sogno nel cassetto?
A febbraio dovrei concludere i miei studi, anche non si finisce ma si comincia perché dopo il diploma si aprono tante porte … Il mio sogno nel cassetto è vincere un’audizione per suonare in un’orchestra, anche perché a livello di fagottisti possiamo vantare una presenza quasi esclusivamente italiana in tutto il panorama musicale europeo. Ad esempio un fagottista del Santa Cecilia è stato scelto a Londra, prova quindi che il nostro stile ancora regge.
Il Concerto di domenica mattina, al Teatro Eliseo, ha un programma che spazia molto a livello di generi musicali …
Suoneremo colonne sonore che tutti conoscono: un modo per passare una domenica mattina in compagni di amici e della musica. E’ importante far passare il messaggio che al Conservatorio non si fa solo musica classica. Un film senza colonna sonora non è altro che una sequenza d’immagini che narra una storia: la musica invece rimane impressa per sempre. Al concerto di domenica eseguiremo ad esempio “Gabriel’s Oboe” di Morricone (tratta dal film “The Mission”) dove c’è un bellissimo a solo di oboe, altro strumento che, insieme al fagotto, è il più “emarginato”, ma solo per una questione di conoscenza. Ancora di Morricone eseguiremo “Giù la testa”, dal secondo film della cosiddetta “trilogia del tempo” (preceduto da “C’era una volta il West” e seguito da “C’era una volta in America”). Poi di Nino Rota suoneremo un mix di composizioni di Fellini e ancora brani come “New York, New York”, per concludere con la “Norma” di Bellini, un po’ più classica, ma anch’essa molto conosciuta.
Tengo infine a ringraziare il Conservatorio perché questo tipo di iniziative sono molto importanti: ogni volta un concerto è un esame, rappresenta il momento in cui le prove e tutto il lavoro fatto raggiungono il loro culmine e finalmente vediamo i risultati. La nostra concentrazione sarà molto alta, ma gli applausi del pubblico saranno il nostro voto.