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Tutti al mare? No! E chi ci lavora è a rischio…

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Per questa stagione le imprese balneari prevedono “introiti ridotti all’osso, con perdite del 65%”. Stando cosi’ le cose “dobbiamo aprire, noi apriamo, abbiamo una grande voglia di lavorare, siamo pronti da diversi giorni grazie alle Regioni che ci hanno fatto preparare gli impianti, ma con questi risultati partiamo, avremo forse una buona presenza, poi a settembre tiriamo le somme e facciamo default”. Renato Papagni, presidente Federbalneari, lo dice in audizione alla commissione Industria del Senato sulle conseguenze della pandemia in corso. Negli incassi dell’attivita’ balneare in concessione “il grosso e’ il prodotto straniero, vale il 38-39% del comparto, c’e’ la certezza che lo perderemo quasi tutto, lo perdiamo e non
recuperiamo mai piu'”, dice Papagni, “poi c’e’ l’organizzazione della spiaggia in relazione alle misure anti-contagio, e qui perdiamo circa il 40% del potenziale occupazione balneare”. Quest’anno “la stagione parte con qualche mese di ritardo”, dice il presidente Federbalneari, “si va in vacanza al mare tutto l’anno ma a marzo, aprile e maggio abbiamo perso la prima voglia di sole e di spaghetto in spiaggia, e la stagione primaverile e’ stata stata clemente”, dice Papagni, quindi “i livello degli introiti persi e’ pesantissimo, e grave