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Umberto Orsini è “Il costruttore Solness” da Henrik Ibsen

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Solness è un grande costruttore che edifica la propria fortuna sulle ceneri della casa di famiglia della moglie derubandola di ogni possibile felicità futura. È terrorizzato dai giovani che picchiano alla porta e chiedono ai vecchi di farsi da parte. Ma la giovane Hilde non si preoccupa di bussare, irrompe con implacabile energia. Solness si nutre della vita delle donne che lo circondano ma quest’ultima gli sarà fatale e lo accompagnerà, amandolo, fino al bordo del precipizio.

Se Solness è un costruttore, Ibsen è un perfetto architetto in grado di edificare una casa dall’aspetto perfettamente borghese e ordinario, nelle cui intercapedini si celano demoni e principesse dimenticate.

Il giorno del giudizio sotteso in tutta l’opera di Ibsen trova esplicita conferma nel momento in cui si arriverà alla sentenza finale. Una condanna inesorabile che sarà lo stesso Solness ad emettere contro sé stesso, senza pietà.

Solness soffre di vertigini, è già salito su una torre superando in un delirio di onnipotenza la paura del vuoto fino ad arrivare a dare del tu a Dio, minacciandolo di non costruire mai più chiese per lui. Ma dopo dieci anni il senso di colpa nei confronti della moglie e la paura di dover cedere il posto ai giovani lo indeboliranno e quando Hilde lo condurrà nuovamente in cima a una sua opera, si accorgerà che ciò che ha realizzato come uomo e come artista è troppo fragile per sostenere il peso della perduta felicità.