È andata in scena l’altra sera, di fronte ad una platea di personaggi come Gianni Letta, Piera Degli Esposti o Pippo Baudo, la prima de “La Lupa” con Lina Sastri, regia di Guglielmo Ferro dal racconto di G. Verga che sarà al Teatro Quirino fino al 29 novembre 2015.
La Lupa della Sastri e di Ferro ne viene fuori troppo banalmente colpevole. Oggi, nel 2015, è stantio, trito, incompleto e forse non del tutto giusto limitarsi ad assumere ancora una volta il punto di vista dei paesani – per i quali la figura della gnà Pina si riassume nell’incarnazione del Demonio – visto e considerato, oltretutto, che neppure Verga condivideva davvero la loro visione.
La gnà Pina, spogliando il racconto del continuo, malevolo, instancabile giudizio degli abitanti del villaggio, altro non è che una donna sicura di sé, decisa e soprattutto lontana dal divorante pregiudizio della comunità, comunità dalla quale è quindi guardata con diffidenza, paura, fastidio, persino odio.
Ma, se in una parola si può definire la Lupa come una femme fatale che riesce a sedurre qualunque uomo desideri, è anche vero che questi padri, mariti, figli del villaggio non si possono considerare innocenti.
Cercando di cogliere la vicenda al di là dell’esagerazione del bigottismo, della superstizione e dell’ignoranza non è possibile credere che nessuno riuscisse ad opporsi alle voglie di questa donna, a meno che a questi uomini del villaggio non dispiacesse troppo in fin dei conti essere sedotti da lei, a maggior ragione data la pessima fama di cui godeva E per la quale qualsiasi colpa sarebbe ricaduta su di lei lasciando quasi completamente indenni le anime dei poverini, sedotti, usati e colpiti dalle insidie di una donna di certo demoniaca in tutto e per tutto.
L’adattamento quindi risulta inefficace in più momenti, come ad esempio sul finale. La Lupa è una donna dai sentimenti e dalle passioni forti, non una ragazzina che gioca a farsi desiderare, perciò non sembra credibile che si stupisca di fronte a Nanni che sta per ucciderla, perché è perfettamente consapevole di ciò che sta succedendo e va incontro alla morte volontariamente. In conclusione: non sempre, a delle buone idee, seguono altrettanto buone realizzazioni.