Il racconto di una lunga e misteriosa notte dove un uomo aiuta un altro uomo a cercare di capire quel viaggio a volte stupendo e a volte terribile, ma sempre affascinante che è la vita. Di nuovo in scena al Teatro Ghione, dal 12 al 24 gennaio, “Una pura formalità“, adattamento teatrale del film di Giuseppe Tornatore.
Da oltre trent’anni la Compagnia Mauri Sturno aggiunge nuovi capitoli alla sua storia di “ditta” all’antica italiana, che felicemente coniuga impresario, attore, regista. Tema centrale di “Una pura formalità” è la ricerca della memoria. Gli squarci che si aprono nella mente del protagonista durante il serrato interrogatorio in uno “strano” commissariato ricostruiscono il suo passato, risalgono alle sue origini con continui colpi di scena, e come in un thriller lo spettatore arriva alla verità con un inatteso finale.
Quando il film uscì nelle sale nel 1994 fu accolto, per la sua inquietante novità, con una certa difficoltà da parte della critica. Oggi è considerato uno dei film di Tornatore più belli in assoluto (lo stesso autore ne è convinto), un “piccolo capolavoro”, ne erano protagonisti Gérard Depardieu e Roman Polanski con Sergio Rubini. Nell’allestimento teatrale, Roberto Sturno è lo scrittore Onoff e Glauco Mauri il Commissario, con loro in scena: Giuseppe Nitti, Amedeo D’Amico, Paolo Benvenuto Vezzoso, Marco Fiore. Le scene sono di Giuliano Spinelli, i costumi di Irene Monti, le musiche di Germano Mazzocchetti.