Home teatro Virgilio Sieni porta la sua “Petruska” sul palco dell’Argentina

Virgilio Sieni porta la sua “Petruska” sul palco dell’Argentina

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La danza torna protagonista sui palcoscenici dello Stabile Capitolino con la seconda edizione di GRANDI PIANURE, vetrina sulla coreografia contemporanea nazionale e internazionale, che il Teatro di Roma ha affidato per un triennio al curatore Michele Di Stefano, coreografo, performer e fondatore del gruppo mk. Venerdì 14 giugno (ore 21) sul palcoscenico dell’Argentina in scena la danza di uno dei giganti della ricerca teatrale, fra i coreografi più creativi e anticonvenzionali del panorama europeo, Virgilio Sieni con la recente acclamata creazione PETRUSKA, rilettura del capolavoro di Stravinskij ispirato alla tradizione russa della marionetta, una coreografia sulla nascita dell’uomo che trasmigra nei corpi dei sei danzatori, marionette tra l’umano e il non umano, metafora del passaggio sulla terra, della caducità umana, della ricerca dell’identità. Lo spettacolo si sviluppa intorno alla relazione tra marionetta e tragedia, gioco e archeologia: un ciclo di azioni sentimentali sulla natura del gesto e l’abilità di stare al mondo. Lacomposizione musicale di CHUKRUM – che anticipa e introduce lo spettacolo – sembra addentrarsi nel “notturno del corpo” svelando piani percettivi che richiamano alla notte rivelatrice di un mondo di forze ancestrali, dell’origine. Quattro quadri introducono un altro punto di vista del fantoccio Petruska e delle sue vicende “umane”: uno sguardo sulla natura dell’uomo, dove il lato oscuro non è altro che l’essenza del corpo nel suo mostrarsi orfano di orpelli. Petruska getta un legame con l’impossibile. Tra noi e il vuoto, tra noi e il nascosto. Pétruska è una marionetta e non è una marionetta, convive nei due mondi, nelle due visioni e esperienze, trascendendo l’esistenza stessa dell’uomo per identificarsi con il gesto liberatorio. In cammino tra lazzi e innamoramento, tra gioco e tragedia, si dimentica della sua incorporeità e da angelo delle fiere e del divertimento apre uno squarcio nella vita.  Ci permette di penetrare in quel tratto dell’immaginario dove l’essere marionetta ci guida nel vissuto: marionetta che disattiva con le sue movenze e le danze, l’inesorabile decadimento. Dunque, danzare fino alla fine del mondo, fin dal primo momento che già assapora di tragedia nonostante il clima festoso.