La mattina del 9 maggio 1997 una pallottola colpisce alla testa la studentessa Marta Russo mentre sta passeggiando in un viale dell’Università “La Sapienza”. La sua morte, avvenuta quattro giorni dopo, desta un enorme clamore in tutta Italia. Chi l’ha uccisa, e perché? Ben presto gli inquirenti si convinceranno che a sparare sia stato il dottorando Giovanni Scattone, con la complicità del collega Salvatore Ferraro. Il loro movente? L’assenza di un movente. Ad accusarli vi sono testimonianze controverse e una particella di bario e antimonio trovata sulla finestra dell’aula 6 dell’Istituto di Filosofia del diritto. Una storia incredibile, oscura e sfuggente ma anche rivelatrice di un certo tipo di Italia, di un certo tipo di magistratura, di un certo tipo di Università, di un certo tipo di giornalismo. Scritto con lo stile avvincente di un legal thriller e avvalendosi di una documentazione imponente, questo saggio ripropone per la prima volta le fasi dell’inchiesta e i diversi colpi di scena nei diversi gradi del processo che portarono alla condanna dei due giovani. Ma soprattutto, vent’anni dopo quell’omicidio, arriva a una conclusione sconvolgente su un caso che per larga parte dell’opinione pubblica resta ancora inspiegabile.
Vittorio Pezzuto, MARTA RUSSO. Di sicuro c’è solo che è morta, www.amazon.it