Quando l’avevano fondata dodici anni prima avevano si le idee in grande. O meglio, le avevano avute Cencelli e l’architetto Frezzotti. Il Duce no.
Il 5 aprile 1932 – quando Cencelli gli aveva proposto: <che dite Duce: qui non ci vorrebbe una piccola città, per tutti questi coloni?> – il Duce aveva nicchiato: <No, no. Noi siamo contro l’urbanesimo>.
<Ma piccola piccola! Duce, giusto per l’anagrafe e i servizi…>
<Va bene, va’… Ma che sia solo un comune rurale, non una città. Mi raccomando: comune rurale e basta>.
Oggi Latina (nata Littoria) ha 126 mila abitanti. Cencelli e Frezzotti avevano fregato Mussolini. Non doveva essere così arduo, vista col senno di poi. Circondata da Borgo Piave, Borgo Isonzo, Borgo Bainsizza… La città ha cambiato nome, loro no. Stanno a ricordare quei coloni del Triveneto e dell’Emilia che hanno partecipato all’epopea delle bonifiche pontine, solcate da quel Canale Mussolini che Antonio Pennacchi torna a evocare nella “parte seconda” del romanzo che nel 2010 gli valse il Premio Strega. Un romanzo corale, che racconta la storia dal basso, attraverso la vita di una miriade di protagonisti e comprimari. Se il primo romanzo rappresenta il fascismo e gli italiani nel fascismo con tutte le contraddizioni del caso, parte seconda va oltre, s’insinua nella guerra civile che divide la famiglia Peruzzi, per poi inerpicarsi nella ricostruzione dell’Italia democratica. In questo schema, un po’ scontato – anche se rappresenta la realtà dell’epoca – Paride Peruzzi repubblichino rastrella i partigiani al Nord, il fratello Statilio combatte i tedeschi in Corsica con la divisa del Regio Esercito, il cugino Demostene è partigiano. L’Italia era divisa e anche Pennacchi la divide. Questo non toglie forza al romanzo, in realtà. In quell’Italia divisa affondanno le radici della difficile ricostruzione, di una democrazia complessa e fragile. Tuttavia capace di diventare in pochi anni una delle prime potenze economiche del mondo. Un’altra impresa di popolo, anche lungo le sponde del Canale Mussolini. Da leggere.
Antonio Pennacchi, Canale Mussolini parte seconda, www.mondadori.it