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La banalità di Osho, il sarcasmo di Roma

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Non è il nuovo Pasquino, non è la reincarnazione di Giuseppe Gioacchino Belli né di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, ovvero Trilussa. Ma certamente Federico Palmaroli, impiegato di professione, è immerso nello spirito della romanità popolare. Fatta di battute salaci, di scherzi, di satira, di umorismo a volte amaro. Una romanità – non più romanesca ma quasi – intrisa infine di fatalismo. Roma ne ha viste di tutti i colori, da Caligola a Papa Borgia, da Pio IX a Mastro Titta, da Brenno ai Piemontesi “invasori”… Ed è ancora qui, placida nella sua scontata e subita ingovernabilità. Il popolo romano – di tutte le categorie sociali – reagisce così, con le battute. Basta ascoltare i passanti, per accorgersene. Basta tendere l’orecchio ai semafori. È la Roma che ha ispirato molti film di Verdone, per fare un esempio. È la Roma “verace”, ma non per questo stracciona. Piuttosto titolare di una filosofia di vita che ha una sua intrinseca dignità: prendere le cose per quello che sono, senza fantasticare di impossibili rivoluzioni. Per dire, il “pizzardone” che chiude gli occhi di fronte alle irregolarità esiste da sempre, non è romano, anche se i critici di Roma Capitale pensano, o vogliono far credere, che lo sia. Basta leggere i racconti polizieschi di Charles Dickens, scritti nella Londra ottocentesca, per sapere che tutto il mondo – da sempre – è paese… Il che non giustifica nulla, ma aiuta a vivere… E dunque bravo Federico Palmaroli, che di questa romanità sarcastica e dolente è riuscito a farsi interprete con uno dei fenomeni virali del 2015, la pagina Facebook Le più belle frasi di Osho (dal guru indiano Osho Rajneesh (1931-1990), che ora diventa libro. Forse perché l’autore capace di sfruttare in romanesco il guru, sa che internet è immortale quanto volatile. Mentre la carta stampata resta.

Federico Palmaroli, Le piu’ belle frasi di Osho. Ma fa ‘n po’ come cazzo te pare, www.magicpressedizioni.it