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Mario Giacomelli in bianco e nero al Museo di Roma

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Inaugura il 23 marzo e termina il 29 maggio, al Museo di Roma di Palazzo Braschi la mostra “Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco”, a cura di Alessandra Mauro.
“L’immagine è spirito, materia, tempo, spazio, occasione per lo sguardo. Tracce che sono prove di noi stessi e il segno di una cultura che vive incessantemente i ritmi che reggono la memoria, la storia, le norme del sapere.” Citava così l’autore, uno dei più grandi e innovativi fotografi italiani del nostro tempo.  La mostra ci proietta nell’universo concettuale dell’artista, prendendoci per mano, e accompagnandoci alla sua scoperta. Giacomelli racconta delle storie, storie che a volte durano un solo momento. L’incredibile forza dei contrasti bicromatici permette all’immagine di  “saltare fuori”, travalicando i suoi limiti e invadendo la terza dimensione.
Ciò che viene espresso in è lo spirito assoluto di un istante che si riversa vivido sulla carta fotografica, e che si manifesta in tutta la sua pienezza col vortice creato dal contrasto tra bianco e nero. Le leggere figure dei “pretini” danzano sulla carta come angeli “in nero”, circondati dal nulla li contorna e li fissa nella sua purezza, non li inghiotte.
Osservare una serie come quella dedicata all’ospizio (“verrà la morte e avrà i tuoi occhi”) trasporta lo spettatore in un mondo che non gli appartiene e quasi mai considerato. Così, impossibile da ignorare, viene ad ergersi la voce di quelli che spesso sono zittiti.
I volti segnati dal tempo in un istante raccontano il dolore di una vita, e con violenza trascinano gli osservatori in davanti a  ciò che più li spaventa: l’ora che è più prossima alla morte.
Ma Giacomelli non è solo un campione delle tinte forti o dell’innocente ed estatica bellezza dei “pretini”; ci accompagna in un viaggio attraverso paesaggi atemporali, catturati in luoghi remoti dell’universo. L”‘immobilità” del deserto lascia il posto ad un intenso dinamismo e all’invisibile mano dell’uomo capace di agire sulla natura stessa plasmandola.
Giacomelli ci narra quindi una Senigallia di luci ed ombre, terra “lunare”, e casa di chi è dimenticato, luogo d’innocenza e saggezza.
Ci racconta che due opposti si attraggono e si cercano.
Il bianco e il nero, innamorati che si perdono e si ritrovano nel mezzo di una folla.
Andrea Gigante