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Un viaggio nel mondo romano di Caravaggio

1842

E’ da piazza San Lorenzo in Lucina che ha inizio il viaggio alla riscoperta di Caravaggio e del suo soggiorno a Roma.

Una visita guidata, a cura di Cristina Vuerich per Yes-Art Italy, che comincia a fianco della chiesa della piazza. E’ qui di fronte che soggiornava l’amico e allo stesso tempo nemico Ranuccio, a cui è strettamente legato il destino del soggiorno romano dell’artista milanese. Per vivere a pieno questo viaggio a ritroso bisogna immaginare la Roma di inizio ‘600. La Roma della vita notturna che segna il contatto con il lato oscuro dell’artista fatto di sfrenatezza, eccessi e genialità. Su questa linea si costruisce il rapporto fatto di amore e odio tra Ranuccio e Caravaggio, legati alla “vita buia” e “sotterranea” della Roma del tempo. Di qui il proseguo della visita, immaginando una Roma con palazzine non alte più di due piani ed imponenti chiese, toccando con mano i posti maggiormente influenti che hanno visto il contatto con il Caravaggio. La sua casa, accanto alla chiesa di San Biagio, Via della Pallacorda, dove Caravaggio era solito giocare a “pallacorda” con i suoi amici e infine Piazza della Maddalena, dove assaporava nella sua osteria preferita i carciofi. E’ a Roma che nasce e allo stesso tempo declina il mito di Caravaggio, attraverso la protezione di alcune famiglie che incarnano in lui il genio e la precocità  intellettuale e artistica.

Due le produzioni fondamentali : nella chiesa di San Luigi dei francesi “San Matteo” e “la vocazione di San Matteo”, e “la Madonna del pellegrino” nella basilica di Sant’Agostino, rispettivamente inizio e fine simbolici dell’esperienza romana. In mezzo a tutto questo, emerge l’elemento fondamentale che rende la visita originale: lo stretto contatto che viene fatto sentire con l’artista. E’ come se camminassimo con Caravaggio, aprissimo la nostra creatività ad immaginare la classica giornata dell’artista e ci immergessimo nel contesto storico, politico e sociale del tempo. Un Caravaggio fin troppo adattato alla vita romana, quasi innamorato di tutta quella passione, di belle donne e di differenza rispetto alla norma. Emerge in quella Roma la genialità di un artista che vuole essere “la diversità”, un artista che spazia oltre i confini sociali del suo tempo, ribelle contro le autorità ecclesiastiche che considerano i suoi lavori un’eccessiva sfrontatezza verso tutto ciò che è impuro, o non abbastanza sobrio. Ebbene è proprio in questo carattere che Caravaggio si erge fiero, come nella rappresentazione della “morte di San Matteo”, dove lui stesso è lo spettatore. Un messaggio agli ecclesiastici: “seppur mi limitate, io ci sono”. Nella “Madonna del pellegrino”, in cui il ritratto è ispirato da una prostituta, i corpi, gli sguardi, le pelli sono fin troppo rudi, quasi a contatto con quel mondo sotterraneo che l’artista vive. Colori, immagini e ispirazioni poco raffinate trasmettono la forza del pittore milanese, il contatto visivo realistico, che restituisce quasi con una resa fotografica dei suoi lavori (il tessuto del vestito della madonna sembra reale). Ciò che conta è focalizzare Caravaggio e capire come il contesto biografico e sociale influisca sui suoi lavori, obiettivo centrato dalla Vuerich. Caravaggio amava Roma, amava la musica, il cibo, la società, l’avere molti ricchi protettori e amicizie.Quelle amicizie, come quella di Ranuccio, fatte di interessi “loschi” e di sfrenatezza. Caravaggio non riuscì a controllare il limite tra la genialità e la “diversità”, troppo condizionato dai piaceri, gli stessi che lo portarono ad uccidere sbadatamente Ranuccio con un colpo alla femorale, durante un duello per una donna.

Ora Caravaggio è all’apice sregolatezza: l’omicidio fu troppo per lui e lentamente declina da questa Roma che sempre amerà, ma  da cui otterrà la grazia dall’esilio solo il giorno dopo la sua morte.

Nicola Di Lisa