Continua il ciclo “Specchi nel tempo” al Teatro Costanzi di Roma. La formula del ponte sonoro tra passato e modernità sembra aver riscosso ancora un buon successo.
I tre autori proposti e spiegati da Stefano Catucci: Xenakis, Beethoven e Prokofiev, non sono stati facili all’ascolto. Anche la selezione dei brani: il Concerto per pianoforte e orchestra n.3, Metastaseis e Sinfonia n. 5, non erano tra i più “turistici”.
Anzi, l’autore greco ha seriamente messo alla prova l’uditorio, con un brano complicato, astratto; un brano che ha confidato più sulla pazienza dell’ascoltatore che non sulla bellezza del pezzo.
Beethoven ha riscosso il successo che merita. Sarà stato per merito del pianista, François-Frédéric Guy, che lo ha suonato con una maestria degna di un ottimo pianista, senza però riuscire a comunicare la profondità del suono. Il pezzo non era tra i suoi cavalli di battaglia. Bravo è stato bravo, ma non emozionale.
Nella Quinta sinfonia di Prokofiev il direttore, Alejo Perez, è riuscito a valorizzare l’orchestra del Teatro, garantendo all’ascoltatore un impatto sonore degno del monumentalismo che Prokofiev voleva comunicare. Le singole sezioni orchestrali hanno dato il meglio di loro e la reazione del pubblico si è sentita. Un pubblico, invece, freddo per un autore freddo come Xenakis.
Il prossimo appuntamento è previsto per il 31 gennaio con musiche di Sibelius, Donatoni e Beethoven.