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Bollani il mattatore della note

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Bollani si riconferma il solito mattatore della musica. Con una performance che gli assicura l’applauso scrosciante del pubblico romano il pianista riesce a farci dimenticare lo spettacolo “La regina dada”. Per fortuna.

La musica di Poulenc, il Concerto Campestre, in origine scritto per clavicembalo e inserito nella corrente di recupero di questo strumento durante il ‘900, gli permette di giocare con l’allegra serietà che lo contraddistingue sulle noti contrappuntistiche, note che, Bollani, riesce a rendere quasi comiche senza mai togliere il lustro della profondità che sono proprie di questo tipo di musica.

Apprezzatissimo anche il doppio bis che il maestro concede alla folla che lo acclama per svariati minuti. Meritevole è la variazione in jazz di “Que Reste-T-Il De Nos Amours” di Charles Trenet, per restare in tema di Francia.

Una menzione speciale va al direttore d’orchestra, Kristjan Jarvi, che offre una lettura dei classici della musica francese, dal “Bolero” di Ravel al “Carnevale” di Berlioz, spumeggiante. Una musica che vive da sola però, perché la fisicità del direttore durante lo spettacolo ha quasi preso il sopravvento sulla partitura stessa.