Antropologa di fama internazionale e polemista di razza, il mondo della cultura ha perso Ida Magli, morta il 21 febbraio. Aveva compiuto 90 anni, ma fino all’ultimo e’ intervenuta nel dibattito politico e culturale. Diplomata in pianoforte nel Conservatorio di Santa Cecilia, si è poi laureata in Filosofia. Fu docente per di Psicologia sociale all’Università di Siena e di Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Ida Magli è stata la prima ad adoperare il metodo antropologico per analizzare la società europea e in particolare quella italiana, dall’antichità al medioevo fino a quella attuale, con gli stessi strumenti adoperati dall’antropologia per le società primitive. Tutti i suoi scritti rispecchiano il risultato di questo metodo e danno ampio spazio a fenomeni e a fatti di solito passati sotto silenzio: la storia delle donne non come mondo a parte ma come intrinseca al potere maschile, la predicazione popolare e la devozione mariana come importantissimo documento storico, il rapporto fra il Sacro e il Potere negli avvenimenti politici. Al grande pubblico Ida Magli è nota in particolare, come forte polemista nei confronti dell’Unione europea. Fin dal 1994 ha sostenuto tesi contrarie all’unificazione europea e ha cercato, inutilmente, di convincere i politici a desistere da quello da lei considerato un progetto fallimentare, foriero della fine della civiltà europea. Ha collaborato a L’Espresso, a Repubblica e infine a Il Giornale, che sul suo sito web ne ha annunciato la scomparsa.
Tra le sue opere si ricordano soprattutto Gli Uomini della Penitenza – Lineamenti antropologici del medioevo italiano; Matriarcato e potere delle donne; Alla scoperta di noi selvaggi; La sessualità maschile; Per una rivoluzione italiana; Contro l’Europa – tutto quello che non vi hanno detto di Maastricht; Sesso e potere: la gogna della Santa Inquisizione multimediale; La Dittatura europea; Dopo l’Occidente; Difendere l’Italia.