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L’anima buona di Brecht, Strehler e Guerritore

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La difficoltà d’amare

Se per caso in questi giorni, passeggiando per il centro di Roma, sentiste lo scroscio di una fontana, e sempre per caso scopriste che il rumore provenga dalla Fontana di Trevi; il consiglio è di proseguire la passeggiata e fermarsi qualche metro più in là, al Teatro Quirino. In scena vi aspetterebbe “L’anima buona di Sezuan” di Monica Guerritore, molto più di uno spettacolo: una favola e un omaggio. Come ricorda la stessa regista, il dramma è una parabola di Brecht, che il teatro serve per una missione civile, politica e poetica. In questo la regia si ispira ed è omaggio al maestro Giorgio Strehler – uno dei più grandi interpreti del teatro brechtiano – e alla sua versione dello spettacolo al Piccolo di Milano del 1981.

L’illuminotecnica è essenziale, uno sfondo bianco su cui luci pallide scandiscono il passare del tempo, mentre la scenografia – composta principalmente da carretti, strutture usate dallo stesso Brecht – si unisce coreograficamente col palcoscenico girevole, creando un carillon vivente e fiabesco.Tutti gli attori della compagnia sono di altissimo livello, la recitazione è leggera, i personaggi sono talmente caricati da rendere palese la finzione teatrale, e per questo la storia diventa paradossalmente più efficace. Lo straniamento colpisce lo spettatore sin dal prologo, mettendolo in condizione di una riflessione profonda. La semplicità è la chiave dello spettacolo, si riflette in ogni movimento, nell’attenzione in ogni camminata e nei costumi (di Valter Azzini). Così gli dei si trasformano da candidi pastori in vescovi pomposi, poi gentiluomini in papillon, fino a ridursi a teste parlanti su bidoni della spazzatura. Per tutta l’opera parlano, ma non ascoltano mai. E’ l’incomunicabilità che colpisce, che abbatte continuamente Shen Te e la costringe a vestire i panni di Shui Ta; la difficoltà e la paura nel comunicare che apre l’incolmabile voragine tra bontà e atti di bene.

Come nel progetto di Brecht e di Strehler, lo spettacolo si mette a nudo, offrendo la propria anima allo spettatore, nella sua satira, nei suoi spunti e nella visione compassionevole di un mondo povero (economicamente e spiritualmente) e combattuto. Attraverso la scena teatrale Brecht, Strehler e Guerritore ci raccontano che forse, nonostante tutta la bontà, in questo mondo amare non porta bene.