Bambole umane dai movimenti meccanici accolgono gli spettatori in sala in “La morte ti fa bella “, al Teatro Trastevere fino al 21 maggio.
Due eterne rivali sarebbero disposte a tutto pur di liberarsi l’una dell’altra. Anche a tentare di uccidersi a vicenda. Ma se poi… nessuna delle due morisse?
Grazie all’Acquavita, una potente pozione di eterna giovinezza, infatti, le due si rivelano essere divenute immortali. I loro cuori possono smettere di battere, ma morire non è contemplato. Le loro peripezie daranno luogo a situazioni inverosimili, ironiche, affannose, sarcastiche ed esilaranti sia sul palco che in platea. Il tutto, accompagnato da un’atmosfera noire, luci soffuse e musica vintage.
Lo spettacolo, liberamente riadattato dall’omonimo film del 1992, porta sul palco le grandi paranoie moderne legate al culto della Bellezza e dell’eterna giovinezza, riflettendo l’angosciante condizione di ogni essere umano, attanagliata all’incontrollabile paura di sfiorire e cadere in pezzi. Appassire, morire, non essere per sempre, o in qualunque modo lo si voglia dire.
Perché la bellezza, almeno quella esteriore, per essere tale deve nutrirsi di una vanità insaziabile e di uno spassionato terrore per l’inevitabile momento in cui cesserà di essere tale. Perché il desiderio di esistere in eterno è di consolazione per l’uomo medio.
E se la fonte della tanto agognata eterna giovinezza si trovasse al Teatro Trastevere?
Due eterne rivali sarebbero disposte a tutto pur di liberarsi l’una dell’altra. Anche a tentare di uccidersi a vicenda. Ma se poi… nessuna delle due morisse?
Grazie all’Acquavita, una potente pozione di eterna giovinezza, infatti, le due si rivelano essere divenute immortali. I loro cuori possono smettere di battere, ma morire non è contemplato. Le loro peripezie daranno luogo a situazioni inverosimili, ironiche, affannose, sarcastiche ed esilaranti sia sul palco che in platea. Il tutto, accompagnato da un’atmosfera noire, luci soffuse e musica vintage.
Lo spettacolo, liberamente riadattato dall’omonimo film del 1992, porta sul palco le grandi paranoie moderne legate al culto della Bellezza e dell’eterna giovinezza, riflettendo l’angosciante condizione di ogni essere umano, attanagliata all’incontrollabile paura di sfiorire e cadere in pezzi. Appassire, morire, non essere per sempre, o in qualunque modo lo si voglia dire.
Perché la bellezza, almeno quella esteriore, per essere tale deve nutrirsi di una vanità insaziabile e di uno spassionato terrore per l’inevitabile momento in cui cesserà di essere tale. Perché il desiderio di esistere in eterno è di consolazione per l’uomo medio.
E se la fonte della tanto agognata eterna giovinezza si trovasse al Teatro Trastevere?