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Marino, si scaldano gli animi. Radicali contrari alle dimissioni del Pd, Cuperlo su piede di guerra

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24/05/2013 Roma , chiusura della campagna elettorale di Ignazio Marino a San Giovanni

«Questa sera parlerò come è assolutamente giusto con la presidente Baio. E illustrerò, oltre a consegnarle la lettera, la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell’aula di Giulio Cesare». Così Ignazio Marino uscendo dal Campidoglio dopo aver ritirato le dimissioni.

Intanto si scaldano gli animi

I Radicali già sono sul piede di guerra per le eventuali dimissioni in massa del Pd. «Se, come pare ormai certo, al ritiro delle dimissioni da parte del sindaco Marino, che risolve finalmente settimane di conflitto tra ragione di partito e ragioni personali, seguiranno le dimissioni di massa dei consiglieri Pd, verrà tristemente dimostrato quanto già si era profilato nei giorni scorsi e quanto già evidenziato dalle prime dimissioni degli assessori: per il partito di Renzi e Orfini è del tutto marginale, per non dire insignificante, che la crisi venga risolta nella sua sede istituzionale, pubblicamente e davanti agli occhi dei cittadini». Lo dichiara Riccardo Magi, consigliere comunale a Roma e presidente di Radicali Italiani, e Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma

La strategia di Marino

Dopo il ritiro delle dimissioni di Ignazio Marino, è continuata per circa tre ore la riunione al Nazareno tra il presidente del Pd e commissario di Roma del partito, Matteo Orfini, e i consiglieri comunali dem. Il messaggio del partito al sindaco Ignazio Marino arrivato nel primo pomeriggio con Orfini, che ha chiesto a tutti i consiglieri di dimettersi per far decadere il Consiglio comunale.

A questo punto è inevitabile lo scontro frontale tra il chirurgo  e il Pd, scontro che si dovrebbe consumare già nella giunta di questa sera, che vedrà dimissionari tre assessori: Esposito, Rossi Doria e Sabella. La strategia del partito resta quindi quella delle dimissioni di massa in Consiglio comunale, anche se conti alla mano mancano sei consiglieri per raggiungere i 25 necessari per far decadere l’organo legislativo del Campidoglio.

«La mia opinione? Penso due cose. La prima è che la frattura tra la funzione di Roma e la sua immagine attuale nel mondo ha superato una soglia che impone di portare il confronto in una sede pubblica. Questo anche per ricomporre il legame con la parte migliore della città, che esiste e a cui bisogna ridare voce, ascolto, valore. Prima che il destino del sindaco o di un gruppo dirigente, la cura maggiore va rivolta a Roma e alle condizioni nelle quali versa dopo mesi di scandali e lacerazioni». Lo scrive su facebook Gianni Cuperlo (Pd), che aggiunge: “La seconda è che per interrompere una sindacatura votata da 600mila cittadini debbono sussistere ragioni solide e politicamente insuperabili”.