Se n’è andata in silenzio, disperata, come una stella caduta. La sua morte a Ladispoli – comune che ne aveva la tutela giuridica perché ormai interdetta – ricorda un’altra fine amara e solitaria, quella della grande Gabriella Ferri, a Corchiano. Stavolta ad abbandonare la vita è Laura Antonelli, attrice istriana che ha fatto sognare due generazioni di italiani, per poi precipitare in una vita di dolore. È scomparsa all’età di 74 anni. Trovata senza vita, stroncata da un infarto,
dalla domestica nella sua villa sul litorale. Un addio solitario dopo una vita esplosiva fino al tracollo cominciato nel 1991, dopo l’arresto per possesso di stupefacenti. Era nata il 28 novembre del 1941 a Pola, città dell’Istria oggi Croazia. Salì alla ribalta nel 1973, quando Malizia la incoronò icona sexy degli italiani. Salvatore Samperi ne fece una sensuale cameriera nel film cult intepretato anche da Turi Ferro. Fu campione di incassi con 6 miliardi di lire entrando prepotentemente nell’immaginario erotico degli italiani. Insieme alla quasi coetanea Femi Benussi e alle più anziane Alida Valli e Sylva Koscina fa parte delle “bellissime quattro”
dalmato-istriane. Famiglia di profughi, prima a Napoli. Poi il trasferimento a Roma, i fotoromanzi ed i primi film di stampo erotico. Ma è la cameriera sexy di Malizia quella che la innalza ad icona sexy del Paese. Il film le vale il Nastro d’Argento alla migliore attrice protagonista e il Globo d’oro alla miglior attrice rivelazione, premio della stampa estera. Si spalancano le porte del successo ed anche del film più impegnato. Luchino Visconti, Mauro Bolognini, Ettore Scola vogliono lavorare con lei
e per Passione d’amore riceve una candidatura al David di Donatello. Negli anni ottanta commedie o film sexy. Ma la sua parabola ascendente si interrompe il 27 aprile del 1991 quando nella sua villa di Cerveteri vengono trovati 36 grammi di cocaina. L’attrice è arrestata dai Carabinieri ed è condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di stupefacenti. Nel 2000, è invece assolta dalla Corte d’appello di Roma, che la riconosce consumatrice abituale di stupefacenti ma non spacciatrice. Un processo troppo lungo che minò la sua salute psichica e per il quale il ministero della
Giustizia fu costretto a risarcirla. Fu un flop nel 2000 il remake “Malizia 2000”. L’ultima volta che assurse agli onori della cronaca nel 2010 dopo l’appello lanciato da Lino Banfi per aiutare la sua amica in difficoltà. Il ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi dispose
l’applicazione della legge Bacchelli ma l’attrice tramite il suo legale rifiutò preferendo essere dimenticata: per lei, disse, la vita terrena non aveva più interesse. Una vita infelice, dopo aver fatto sorridere e gioire tanti. “Una dea fragile”, così la ricorda Lino Banfi. “È morta di solitudine”, ha aggiunto. “Era una bella creatura, la rimpiango”, le parole di Lando Buzzanca. Il sindaco di Ladispoli Crescenzio Paliotta ha assicurato che il Comune le intitolerà un luogo di cultura.