Chi non ha amato Tex Willer e i suoi pards?! Chi non ha amato Kit Carson, Tiger Jack, Kit Willer figlio di Lilith? E persino i loro nemici, da Mefisto in giù? Chi non ha amato quegli albi che non finivano mai, grande invenzione commerciale quella di cominciare una storia senza finirla, cosicché montava l’ansia per il numero successivo? Chi non ha amato, ai tempi degli spaghetti western, quei fumetti che profumavano di America ed erano italianissimi? Quel Tex-Aquila della Notte negli anni di Soldato blu? Chi non ha amato tutto questo si astenga da una gita a Città di Castello (Perugia), perché dal 19 settembre (fino al 18 ottobre) ne sentirebbe persino il profumo, più pregnante di quello del tartufo bianco, e per quello comunque ci vuole pazienza.
Torna infatti con la direzione artistica di Vincenzo Mollica, ed è intitolata Tex d’autore, la mostra del fumetto Tiferno Comics, un classico, ma naturalmente dipende dai fumetti che si sono amati. Nella mostra si possono ammirare il ranger-capo indiano nei disegni dei numerosi e diversi interpreti che nel tempo si sono cimentati con il fumetto italiano più popolare di sempre. A partire ovviamente dal suo creatore, Aurelio Galleppini, l’inimitabile Galep. In tutto sono esposti al Quadrilatero presso Palazzo Bufalini 500 disegni originali di una cinquantina di autori. Autori, Tex d’autore. Ma si può parlare di arte? Vincenzo Mollica non ha dubbi. “Tex d’autore – chiarisce nel presentare la mostra – lo è sempre stato fin da quando è stato creato. Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini hanno mescolato le loro passioni western per creare l’unico personaggio che a pieno titolo è insieme cowboy e indiano: Tex Willer e Aquila della notte. Il Ranger e Capo indiano. Dal 1948 in poi, i due patriarchi hanno piantato un albero d’avventure che ancora oggi germoglia meravigliosamente. Con loro la storia, la geografia, la letteratura, il cinema, l’anatomia, la pittura, l’antropologia si sono trasformati in fumetto. Ogni volta era come se componessero insieme un autoritratto immaginato: credibile, avventuroso, appassionato. Tanto per fare un esempio, stiamo ancora elaborando il lutto per Lilith, unica donna amata da Aquila della notte-Willer. Quando i padri fondatori ci hanno lasciato, è toccato al figlio Sergio Bonelli continuare l’opera. Lo ha fatto da vero artista con una intuizione geniale. Facciamo conto che Tex abbia un equivalente musicale in Stardust, canzone scritta nel 1927 da Hoagy Carmichael.
Questa canzone è diventata un classico senza tempo, grazie ai tanti artisti che l’hanno reinterpretata rendendola sempre moderna, attuale. Così ha fatto Sergio Bonelli: ha chiamato a raccolta gli sceneggiatori e i disegnatori che stimava di più affinché l’albero di Tex continuasse a germogliare storie. Invitò anche autori, apparentemente lontani dal mondo di Tex, a reinventare questo personaggio, come se fossero dei jazzisti a cui viene affidata la libertà di svisare su un un evergreen, esattamente come è accduto tante volte e in maniera diversa per Stardust. Tra I musicisti-jazzisti cito per tutti Magnus, che ha dedicato sette anni della sua vita a comporre una magnifica sinfonia Texiana, che si compone di due movimenti: la storia e i disegni preparatori, due capolavori paralleli e assoluti. Per tutto questo: Tex è arte, il fumetto e’ arte, la vita e’ arte. Ancora oggi, all’ età di 62 anni – conclude Mollica – non riesco a spiegarmi perché vengo attratto magneticamente da un quadretto, una pagina, una storia di Tex. Il perché, comunque, non lo voglio sapere, mi basta che il miracolo fumettistico Willeriano si ripeta. L’unica spiegazione che potrei accettare, semmai ne avesse voglia, è quella di Kit Carson, che considero l’unico filosofo a piede libero, il cui pensiero ironico e saggio, in questi tempi sbandati, arriva sempre benefico come un massaggio”. Già, Kit Carson e le sue bistecche monumentali, con patatine…
Info: www.tifernocomics.com
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