All’Arena del Sole di Bologna, dal 12 al 15 maggio, ecco uno dei lavori più celebri della drammaturgia italiana del secondo Novecento:”Calderon” di Pierpaolo Pasolini, per la regia di Federico Tiezzi.
Spagna 1967. Rosaura fa tre sogni successivi, ognuno in un ambiente diverso (aristocratico, proletario, medio borghese) rappresentato come gabbia sociale dalla quale è impossibile evadere. Nel primo sogno si innamora di Sigismondo, un ex amante della madre che scoprirà essere suo padre; nel secondo, da prostituta, si innamora di Pablito, un ragazzo che si rivelerà essere suo figlio; nel terzo è una moglie borghese rassegnata al proprio destino, che si innamora di Enrique, uno studente rivoluzionario. Nella metafora degli amori incestuosi l’irriducibilità dell’umano alle logiche borghesi, e, nel profondo, il sogno utopico di un riscatto della Storia sul dominio dei Padri.
Tutta l’opera è gremita di “sogni”- dice Federico Tiezzi- Credo inoltre che gli interessasse la presenza di un “re padre” assai ingombrante, Basilio. Uno degli assi portanti del testo è la sua natura di dramma edipico, nel quale l’abbattimento del re padre va di pari passo con la dialettica tra individuo e potere. In un primo tempo Pasolini desiderava che tutte le sue tragedie fossero pubblicate sotto il titolo generale di “Calderón”.
Il grande psicoanalista Cesare Musatti ha notato che, in friulano, calderón significa inferno.
Arena del Sole – Biglietti dal martedì al sabato ore 11-14 e 16.30-19.00