Non credo che molti di voi conoscano il teatro San Genesio: una sala sufficientemente grande per riempirla di applausi e abbastanza capiente per farci esplodere delle piacevoli sorprese.
Ecco, entrambe le due cose si sono realizzate, in questi giorni, con la messa in scena dell’opera di Pirandello “Così è se vi pare”, da parte della compagnia Tuttinscena!, in cartellone fino al 3 dicembre.
La regia di Paolo Scotti ci regala un momento di sospensione teatrale, senza fronzoli, senza riletture psichiatrico deleuziane di un testo che, già da solo, si presta alle più atroci riletture contemporanee. Invece qui, il regista ha sapientemente deciso di lasciare spazio ai ragazzi della compagnia che tutti, nessuno escluso, si sono rivelati di una bravura professionale.
E’ stato uno spettacolo che ha tessuto un elogio del teatro non professionale, che fa dell’amore per il palcoscenico la sua ragione di vita. Si vede che questi ragazzi amano essere sotto un riflettore, ma non per apparire, come spesso accade quando l’attore diventa un “professionista”, soddisfacendo un bisogno che diventa una pulsione; no, qui si è ancora nel genuino amore di un agape teatrale, di un dare “erotico” verso il pubblico, che riceve un’esegesi pulita di arte visiva, espressiva, canora, quasi perfetta.
Arrivare ad acquisire genuinità sul palco è un lavoro che impegna quasi tutta la vita dell’attore, che sia un comedien o un gran acteur, ma «riacquistare la spontaneità della nostra natura originaria – diceva Fritjof Capra – richiede un lungo esercizio e costituisce una grande conquista spirituale» e in questo caso i personaggi erano più che naturali.
Certo, la perfezione è di là da venire, ma meglio così, perché significa che avremo ancora ottime sorprese da una compagnia teatrale che ha davvero molto da dire. E che meriterebbe realmente di girare per più teatri per impartire lezioni di umiltà, delicatezza e bellezza.