E’ andato in scena il 24 settembre instrument jam, trionfo di mediterraneità al Teatro Comunale di Bologna. Coreografia e regia di Roberto Zappalà, musica originale di Puccio Castrogiovanni. Danzatori: Adriano Coletta, Alain El Sakhawi, Adriano Popolo Rubbio, Roberto Provenzano, Antoine Roux-Briffaud, Fernando Roldan Ferrer, Salvatore Romania. Marranzani(scacciapesieri): Puccio Castrogiovanni, tamburi: Arnaldo Vacca, hang: Salvatore Farrugio, Testi di Nello Calabrò, luci, scene, costumi di Roberto Zappalà, direttore tecnico: Sammy Torrisi. Una Produzione Scenario Pubblico\Compagnia Zappalà Danza e Centro Nazionale di Produzione della Danza.
Da 28 anni Roberto Zappalà corre e racconta, come nessu altro, un Sud vivo e vibrante insieme alla sua compagnia. La danza contemporanea è infatti per Zappalà “una delle espressioni creative più filosofiche: lavora su stati emozionali e lascia ampio spazio al pubblico per le sue interpretazioni”.
La scenografia è vuota, solo un manichino colorato sul proscenio a sinistra e in fondo un grande telo bianco da cui si intravedono i musicisti. Il palcoscenico è animato dai danzatori\interpreti, vestiti con abiti femminili, le luci che cambiano colore e dal fumo emesso dalla macchina del fumo. Lo spettacolo è ricco di momenti onirici, i ballerini, danzando, sembrano fluttuare nell’aria. I ballerini oltre a interpretare la musica, danno il via ad essa con movimenti tecnici, come fossero registi in scena. Il ballo è alternato da danze sfrenate a pose plasitiche che rimandano a statue di Michelangelo o Donatello vista la prestanza dei danzatori. Il ritmo è incessante, la musica diventa un tuttuno col ballo. Niente è lasciato al caso.
I ballerini danzando creano dei quadri, evocano combattimenti e si amalgamano tra di loro, e qui mi torna in mente il lavoro della compagnia Artemis Danza di Monica Casadei andato in scena sempre al Teatro Comunale di Bologna nel 2016. Realizzano anche piccole acrobazie e lasciano spazio all’ immaginario del pubblico.