Home oltre Roma La storia delle prostitute forzate delle SS

La storia delle prostitute forzate delle SS

1465

Un racconto autentico, di uno dei periodi più tragici della storia.                           

    Le vicende sono vere fin nei minimi particolari: testimonianza di un’epoca in cui un gruppo di uomini accecati da un fanatismo folle e incontrastato, credettero di poter asservire altri  uomini, spegnendo in essi ogni parvenza di dignità umana, in virtù di una pretesa superiorità razziale.                                                                                      Il racconto è basato sulle esperienze vissute di una giovane ragazza ebrea, Daniella Preleshnik  e si svolge prima nel ghetto di una piccola città polacca, poi in un campo di prostituzione ”la casa delle bambole”.

Questo vuole essere un documento di vita vissuta, che suoni da monito all’umanità, affinché gli uomini non ricadano nei folli errori del passato che, piuttosto che i perseguitati, ha degradato i persecutori al livello della più bassa bestialità.

Nato in Polonia nel 1909 o nel 1917 – la data di nascita è incerta – Yehiel Finer, questo il vero nome di Yahiel De-Nur, racconta in questo sconvolgente romanzo come i nazisti sfruttassero le deportate nei lager, distruggendole sia nel corpo che nell’anima.                   Ka- Tzetnik n°135633, questa è la sua firma, il numero tatuatogli dai nazisti al suo arrivo ad Auschwitz, dove tutta la sua famiglia ha perso la vita.
Fra le molte opere nate in seguito alla drammatica esperienza del campo di concentramento “La casa delle bambole” è sicuramente il più noto a livello mondiale, anche se molti suoi libri sono purtroppo tuttora inediti nel nostro paese. ll libro racconta l’inferno di Daniella, giovanissima ebrea che si ritrova senza la sua famiglia a sopravvivere dapprima in un ghetto polacco, e poi internata insieme ad altre ebree in quella che è “la casa delle bambole” del titolo. Così viene infatti chiamata dalle ebree nei campi di lavoro la baracca in cui queste giovani sono costrette a prostituirsi, per dare modo alle SS di svagarsi e dare sfogo ai propri istinti.
Ma il cibo e le lenzuola pulite una volta a settimana non bastano a sottrarre delle ragazze dal vero orrore: offrire il proprio corpo a chi ne farà carne da macello.
I soldati mandati al “campo della gioia” perché sono stati bravi, sono i loro padroni; coloro che forse si trovano lì proprio per avere sparso il sangue di un familiare di colei che deve sottostare alla violenza.
E per molte donne la situazione è talmente insostenibile da preferire la morte a tanto scempio della dignità umana.Scritto in modo diretto, senza pesare le parole ma sbattendo in faccia ciò che è stato a tutti coloro che leggono, questa è l’ennesima testimonianza della bestialità umana che fu – ma che purtroppo spesso continua ad essere – .

Teatro Le Laudi, 30 e 31 gennaio