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All’Opera di Roma in scena “Le Nozze di Figaro”. Il direttore racconta l’opera

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Giovedì 21 maggio il Teatro Costanzi di Roma ospita “Le Nozze di Figaro”, regia di Giorgio Strehler, ripresa da Marina Bianchi. La regista, alla presentazione dell’Opera al pubblico, ha spiegato che «Ogni volta è una magia quando l’attore interpreta Strehler».
Marina Bianchi ha tenuto a sottolineare come la «la scenografia sia fatta di materiale organico», di impasto di riso. Una soluzione che, spiega la regista: «Reagisce alla luce e al suono dei cantanti, che così sono dentro una scatola armonica». Inoltre, Bianchi sottolinea l’importanza del coro. Pur apparendo solo due volte, questo si integra con tutti gli altri personaggi. Alla fine del I Atto, e nel III, dove la lettura della rivoluzione di Strehler sembra quasi un preludio alla Rivoluzione Francese e alla vittoria del popolino sull’aristocrazia.
I costumi di Francia Squarciapino sono al centro delle riflessioni di Bianchi: «Ogni personaggio ha un costume unico. Il costume è il personaggio». Un linguaggio cifrato e visivo, che la Bianchi ricollega anche a un potenziale di attrazione, quando spiega che i giovani sono più attratti dalle versioni in costume che non da quelle “rilette”.
«A Roma, l’opera mancava dal 2005 – ha spiegato il Sovrintendente Carlo Fuortes -. C’era nell’aria una voglia di ‘Nozze di Figaro’». A dimostrazione di questo, Fuortes cita alcuni dati. Sono stati venduti finora 12mila biglietti. E le recite sono state aumentate di due serate, con conseguente del cast, arrivando così a nove recite. 620mila euro di incasso e i biglietti ancora disponibili sono pochi
«Si unisce un monumento della musica – ha concluso Fuortes – con un allestimento e con un cast molto giovane che è un mix esplosivo».
Il direttore Roland Böer è al suo debutto. Nella direzione interverrà anche fisicamente suonando il fortepiano. Per leggere il Figaro, spiega Böer, bisogna «saperlo leggere sempre con occhi nuovi». «Io sono alla quinte Nozze». Ha continuato. Pur avendo una conoscenza della partitura, ha spiegato il direttore, è necessario sempre ricominciare da capo. Per questo motivo «Ogni volta compro una nuova partitura, proprio per non tornare al passato e avere sempre un occhio fresco per sviluppare una nuova edizione».
Böer ha voluto sottolineare l’elemento collettivo, necessario per creare un capolavoro come questo. Una collaborazione ad ogni livello, dal direttore al macchinista. « È quasi l’esempio della lirica – ha spiegato -, dove tutti quanti, inclusi i tecnici dietro le quinte, devono collaborare insieme». Il direttore ha trovato «bravissimi i cantanti».
Böer ha puntato il dito sulla parte fondamentale dell’opera mozartiana: il concertato. Che è quasi la summa delle Nozze. Inoltre, la presenza di due cast, ha spiegato il direttore, permette di avere due Figaro diversi, con la loro personalità che emerge ogni volta. «Quindi – ha concluso -, ci vuole una flessibilità molto grande per ogni personaggio che esiste due volte in questa produzione». Ma è pur sempre « un piacere, perché ogni giorno è differente e si respira un tempo differente. Si trova una situazione differente».
Nell’orchestra, il maestro ha riscontrato «Una volontà di capire meglio le esigenze musicali perché la musica di mozart è tecnicamente molto difficile da realizzare. Quasi tutti riconoscono se una nota è sbagliata». Nella musica mozartiana, inoltre, spesso si sopperisce alle carenze del libretto. Questo ha spinto Böer a puntare più su una lettura da camera dell’opera.

Il direttore, Roland Böer, analizza in esclusiva per “B In Rome” i temi salienti de “Le Nozze di Figaro”