«Il teatro entra nelle mense dei poveri, dove non è mai entrato prima. E lo fa in tre luoghi diversi: nel Refettorio Ambrosiano, nella Casa della Carità e nel dormitorio di viale Ortles ‘Enzo Jannacci’. Quest’ultimo è un luogo che era portatore di grandi problematiche sociali, ma negli ultimi 4 o 5 anni ha cambiato fisionomia, ora gli ospiti sono in maggio parte uomini soli che hanno perso la famiglia o il lavoro. Questa struttura offre un servizio in più ai suoi ospiti, perché qui possono restare tutto il giorno: all’interno ci sono utili servizi di riorientamento». Così Daniela Airoldi Bianchi, pedagogista teatrale del Teatro Officina, alla presentazione dello spettacolo teatrale “L’ultima cena – La cena degli ultimi”, messo in scena dal Teatro Officina nelle mense dei poveri al Refettorio Ambrosiano, alla Casa della carità e alla casa dell’Accoglienza ‘Enzo Jannacci’, perché i luoghi diventino anche occasioni di scambio culturale. Il debutto dello spettacolo sarà il 24 ottobre al Refettorio Ambrosiano di Milano, il nuovo servizio offerto a chi si trova in difficoltà inaugurato in occasione di Expo su volontà della Diocesi di Milano e della Caritas.
«Lo spettacolo parte dall’ultima cena ed è godibile, facile, piacevole, abbiamo lavorato tanto. La cosa peggiore, che abbiamo evitato, sarebbe stata quella di portare uno spettacolo intellettualistico a gente che si approccio al teatro – conclude la Bianchi – Per questo Massimo De Vita ha scelto brani fruibili e popolari, distillando qua e là qualche riflessione amara, sempre sul tema del cibo».