Home teatro sipario Un amore borghese d’altri tempi. Scene d’amore su onde di pianoforte

Un amore borghese d’altri tempi. Scene d’amore su onde di pianoforte

1481

Nel 1928 Paul Claudel, in “Posizioni e proposizioni I”, scriveva che: «Molti credono di avere un gusto classico e hanno soltanto un gusto borghese». Ma quando il classico è celebrazione della borghesia? Quando «Borghesia è qualunque insieme di individui scontenti di ciò che hanno e soddisfatti di ciò che sono», come diceva Nicolás Gómez Dávila, allora bisogna rispondere con una palinodia, con un un inno alla borghesia che, questa volta celebra la grandezza di una donna.
La “femmina creatrice”, una identità più che una entità, una diagonale che vola tra la sincera declinazione domestica e la vocazione artistica. È questo il dissidio espresso sul palcoscenico del Teatro de Conciatori, dove è in cartellone “Clara Schumann, Nata Wieck”, fino al 10 maggio. Uno spettacolo balzachiano, eroicamente borghese, dal quale emerge la grandezza tutta umana di una donna di cui, solo ora finalmente, stanno riemergendo anche le fatiche compositive.
Lo spettacolo è un omaggio a Robert Schumann, alla sua musica e a Clara, sua moglie e musa ispiratrice, concertista di fama internazionale scomparsa nel 1896.
Siamo nel 1856, pochi giorni prima della morte di Robert Schumann in un ospedale psichiatrico. Protagonista della storia è Clara Wieck, moglie del grande compositore e madre di otto bambini. Clara non vede il marito dal giorno del suo internamento che risale a oltre due anni prima e non accetta l’idea che a una donna “non è concesso di far visita al proprio marito”.
Riesce a ottenere il permesso per visitarlo solo pochi giorni prima della sua morte.0
«È magro e gli occhi incavati sembravano spenti‚ forse non mi ha neppure riconosciuta».
Ma la morte non spezza il legame che prepotentemente Clara ha voluto costruire. E sembra che davvero Robert sia ancora lì, accanto a lei che guida le sue dita sui tasti del pianoforte, che l’aiuta a girare le pagine del diario che tenevano insieme, che la esorta a riprendere la sua attività di concertista.
La regia di Antonio Serrano è minimalista; conseguenza della scelta di attrarre l’attenzione più sul suono che sulla posizione. L’amore lacerante di Clara, verso la famiglia, il padre e l’adorato marito sono la vera scenografia. Gianna Paola Scaffidi è esemplare. Grida, si arrabbia, ma riesce anche ad amare. Una prova di coraggio, quando si recita sulle note di un genio, quando ci si immerge nella storia, quando si celebra l’Eternità.