Washington Square di Giancarlo Sepe, un pamphlet di resistenza, morte e rinascita; al Teatro La Comunità di Roma fino al 7 maggio prossimo.
Un piccolo gioiello della cultura italiana, quello che nasce tra le stradine di Trastevere, l’intraprendente spettatore viene accolto dal Teatro La Comunità con un’atmosfera che lo conduce in un tempo e in uno spazio diversi da quelli vissuti nella realtà quotidiana: odori, luci, mobilio rendono questo teatro un qualcosa di unico che permette a colui che vi si addentra di sognare, immergendosi completamente in ciò che la programmazione avrà scelto per lui quella sera.
Washington Square si presenta come un racconto americano nato al finire dell’Ottocento, i suoi protagonisti sono fantasmi, ricordi, storie familiari, donne in lotta per l’autodeterminazione, ma anche amori, solitudine, visioni ricorrenti che non lasciano spazio al vivere pieno di coloro che, non essendo ancora trapassati, si ritrovano a rapportarsi costantemente con le immagini di quelli che ormai non ci son più.
Lo spettacolo di Giancarlo Sepe,e della sua compagnia d’eccellenza, riporta in scena le visioni di Henry James, a cui si ispira il testo, nel farlo riempie il palco di una disposizione scenica in cui ogni elemento è stato studiato e scelto per un determinato punto; gli attori disposti come se fossero i pedoni, i re, le regine, i cavalli e le torri di una scacchiera: si muovono, danzano, cantano sempre in relazione ai movimenti degli uni con gli altri, in questo ciò che appare è una maestria d’autore che riesce a giocare e creare immaginari con lo spazio, la presenza e gli atti scenici degli uomini e delle donne presentati – i cui volti, le cui espressioni vengono esaltate o rimesse nell’ombra da un disegno di luci concettuale, dotato di senso, a tratti enigmatico reso interessante e creato da Guido Pizzuti.
Il racconto, interpretato rigorosamente ed egregiamente in lingua, ci spinge all’interno di una storia familiare le cui vicissitudini conducono i presenti lungo le strade e la cultura di un’epoca non così lontana da noi, e appassionante come solo una quotidianità finemente interpretata sa essere; lo spettacolo ha in sé elementi del musical, e a tratti non si sa più se ciò che si sta vedendo è una rappresentazione teatrale classica, un concerto, o una danza sincopata! In ogni tratto e in ogni sua forma espressiva questa creazione rimane esatta, studiata, curata fino al minimo dettaglio e alla chiusura dello spettacolo, tanto da risultare artisticamente perfetta.