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‘Una fabbrica occupata sulle nuvole e un fucile che rimpiange Waterloo’: km 12 a Altro Spazio

2004

Entrando nei locali di “Altro Spazio” in via Tiburno l’aria inizia sin da subito a farsi soffocante, l’ex complesso industriale è la sede perfetta per questo mondo post-apocalittico, un futuro distopico che non sembra poi così lontano, in cui sono rinchiusi i protagonisti di Km 12 Primo Movimento – Una fabbrica fra le nuvole.  Così, come cantava Antonello Venditti, anche gli spettatori partono “Con un fucile che rimpiange Waterloo” pronti ad avventurarsi con i protagonisti in scena.

Protagonisti sono sette outcast, emarginati in una società in cui l’emotività e l’empatia sono il discrimine più grande. Arrivano al buio e col buio accolgono gli spettatori che vengono illuminati solo dalle taglienti torce dei loro cellulari.

Le pareti dell’ambiente, che al primo sguardo appare oscuro e misterioso, prendono vita a contatto con il calore umano e cominciano a sprigionare le loro memorie che rivivono nei corpi di questi operai, condotti nel giro di qualche ora a esperire l’amore perduto, l’amore ritrovato, la dolcezza del contatto.

I protagonisti dell’avventura si riscoprono vivi specchiandosi gli uni negli occhi degli altri e così, disconnessi dal mondo esterno, nel chiuso di una stanza, riescono per qualche ora a guardarsi e a ritrovarsi. La missione loro assegnata diventa dunque un vero e proprio percorso di formazione emotivo.

I sette giovani interpreti del CAFT, attraverso il testo di Gianfranco Vergoni e la regia di Emiliano Raya, riscoprono e fanno riscoprire al pubblico le canzoni che hanno reso grande la R.C.A., la storica casa discografica romana, che attraverso le voci di una nuova generazione risorge e ci riporta indietro agli anni d’oro della musica italiana. L’intimismo struggente di Riccardo Cocciante, l’istrionismo di Anna Oxa, tornano ad essere rivoluzionari in questo 2039, simbolo dell’individualità che rinasce e dei sogni possibili.

Come diceva Francesco De GregoriE’ un futuro invadente, fossi stato un po’ più giovane l’avrei distrutto con la fantasia”. In  questo angolo un po’ nascosto di Roma ci si ritrova però a fantasticare su un passato che tenta coraggiosamente di farsi spazio.

Mila Di Giulio