Dal III atto di Raymonda - foto di Yasuko Kageyama
Dal III atto di Raymonda - foto di Yasuko Kageyama

Le repliche dello spettacolo intitolato “Grandi coreografi” che si è tenuto al Teatro Costanzi sono state un successo. E non poteva non essere così, data la varietà delle coreografie era impossibile non accontentare tutti.

All’apertura del sipario le belle immagini create da Balanchine nel 1934. Un coro di silhouette – capitanato da Alessandra Amato, solista nella Compagnia del Teatro dell’Opera – con costumi essenziali dipinge la bellezza sulle note della Serenade di Cajkovskij.

Attesissima la seconda pièce che vede sul palco l’etoile ora anche direttrice del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, Eleonora Abbagnato, insieme a Florian Magnenet, primo ballerino dell’Operà. Durante la coreografia di Benjamin Millepied su musica di Philipe Glass, guardarli è come sbirciare nella stanza di due amanti, con il fluire del tempo scandito dai respiri della Abbagnato.

La scoppiettante coreografia di William Forsythe per tre ballerine (Alessandra Amato, Eugenia Brezzi e Susanna Salvi) e due ballerini (Alessio Rezza e Giacomo Luci) su musica di Schubert ha posto ai giovani interpreti una sfida fisica estrema che essi sono riusciti a superare brillantemente.

Dalla modernità ai classici del Balletto con un estratto da Raymonda di Nureyev. Rebecca Bianchi ha dato il meglio di sé nelle vesti di una Raymonda dalla quale non è stato possibile togliere gli occhi di dosso. Una volta in scena ha affascinato con la raffinatezza della sua sicurezza, catalizzando l’attenzione su di sé anche da fuori scena.

Infine, i costumi possono slanciare verso il cielo, facendo sognare il pubblico, ed esaltare le doti degli interpreti, quasi lavorando di pari passo con questi. Ma possono anche, in un attimo, far precipitare nell’abisso più profondo. I costumi per il III atto di Raymonda non appartengono alla seconda eventualità, per cui un apprezzamento sentito va a Barry Kay.