Home musica Elegance Cafè, se la democrazia swinga sulle note di bossa

Elegance Cafè, se la democrazia swinga sulle note di bossa

1228

“La chitarra una volta era la componente più altruista della sezione ritmica”. A dircelo è uno dei mostri sacri del jazz: Wynton Marsalis. Ma il 30 maggio all’Elegance Cafè, la chitarra di Eddy Palermo è stata regina di una jam che ha fatto cantare e ballare tutta la sala. Insieme a lui, sul palco, sono saliti, Andrea Romanazzo al contrabasso e Alessandro Marzi alla batteria, con la voce di Pamela D’Amico.

Una jam che ha reso onore alle parole del grande compositore John Lewis, quando esortava tutti i jazzisti a inserire nella sezione ritmica la chitarra.

La chitarra di Palermo ha lavorato su tutti i beat possibili: tutti e quattro i canonici beat e una misura con il basso e batteria. Dominando la scena, senza mai eccedere. Il basso e la batteria della serata, background di una jam magistrale, non sono mai usciti fuori dello schema. Pur con delle transizioni magistrali, il rapporto con Palermo è stato fluido e dinamico. Il fuoco di fila del “call and response” è stato minimale e si è trattato di una serata quasi nostalgia per il gusto caliente e brasiliano che ha di fatto già dato l’idea di cosa ci aspetta all’Elegance Cafè per questa estate.

Oltre ai canonici accenni bossa, lontano da una struttura valzer e marcetta, tipici di una serata swing, si è sentito tutto il 6/8 africano che ha riscaldato l’ambiente.

È stata una bella lezione di democrazia quella di Palermo. Swingare in modo così elegante insegna che la musica può e deve dire molto alla politica. Poi, in un momento così delicato come le elezioni, dove la volgarità è sempre dietro l’angolo, un politica così fragile come questa non può che imparare dalla magistrale accortezza che serve per entrare e uscire dalla condizione di jazzman in swing. Il potere, perché sia efficace, deve essere mantenuto e condiviso. In questa dimensione politica, i forti mangiano i deboli, mentre ieri sera, al contrario, nessuno ha mangiato nessuno ma tutti hanno dato una prova magistrale della loro arte.