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Globe Theatre, un “Sogno” diventato realtà. Al via la stagione di Shakespeare con un trionfo

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Torna, con la splendida regia dell’indimenticabile Riccardo Cavallo, lo spettacolo di Shakespeare “Sogno di una notte di mezza estate”. Dal 16 luglio si cambierà con il “Lear”. Il Silvano Toti Globe Theatre dà il via, quindi, alla stagione estiva, sofferta quest’anno, con il suo cavallo di battaglia.
Gigi Proietti si toglie qualche sassolino dalla scarpa, lanciando delle frecciatine contro le Istituzioni, ree di aver lasciato solo un teatro che, fino a ora, ha solamente contribuito a elevare la qualità culturale della città di Roma.
«La bellezza da sola persuade». Scrive il Bardo ne “La Lucrezia violata”. E bello è stato tutto lo spettacolo. Ogni singolo elemento, come in un organismo perfettamente riuscito, era al suo posto. Gli attori sono stati in grado non di interpretare solamente il proprio personaggio, ma di farlo proprio.
C’era, invece, Jane Austen, che nel 1818 scriveva in “Persuasion”: «Fatti e opinioni che devono passare attraverso tante persone per essere mal interpretate dalla stoltezza dell’uno, e dall’ignoranza dell’altro, non possono presumibilmente presentare molta verità alla fine». Ma in uno spettacolo dove si recita: «Se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia…noi altro non v’offrimmo che un sogno», diventa difficile riuscire a trovare un equilibrio tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Si rischia di diventare come il buon Rocchetto, asino diventato, che si crede grande attore. Si rischia, in sostanza, di cadere trappola del sogno stesso e di svegliarsi, alla fine dello spettacolo, più tramorti che divertiti. Scriveva il regista: «La notte di mezz’estate è una notte magica e il titolo ne svela immediatamente l’atmosfera onirica, irreale anche se, come viene precisato, la notte in cui si svolge gran parte dell’azione è quella del calendimaggio, la celebrazione del risveglio della natura in primavera e non in estate».
Quasi un “Sagra” di un risveglio all’Eros ingombrante. Un sogno che diventa reale parto di una sottile speranza: che il mondo sia più bello di un sogno. Lo spettacolo di Cavallo grazie alla perfetta collaborazione di una compagnia teatrale che non esaspera nessuna singolarità, riesce a far decollare un intero organismo vivente di bellezza, dove il Bello è composto dalle parti del tutto e non del singolo. È difficile, infatti, trovare un personaggio principale nel “Sogno”. Tutti, da una splendida Ermia, Valentina Marziali, a una eccezionalmente tragicomica Elena, Federica Bern, passando per regale Claudia Balboni, fluttuano in un mare di incastri, di sottili passaparola, sticomichie perfettamente riuscite, che si intrecciano in una meravigliosa sinfonia di contrappunti artistici e teatrali che intona orgogliosamente la gioia sulla nota data dal Bardo nella versione di Cavallo. Menzione speciale per il gruppo comico di attori di una recita “nella recita”. Con loro è venuto giù il Globe dalle risate.
Le scene di Silvia Caringi e Omar Toni garantiscono il rispetto di quel sogno senza tempo. Esulano dal tempo pur restando in quello spazio che sta tra Atene e Roma, il desiderio di una Arcadia lontana, che ondeggia tra il ‘500 e il ‘600, consegnando allo spettatore un palcoscenico dove ci si può sentire a casa su un sentiero che si dipana in uno spazio intramondano.