Golgota, Bartabas, Costanzi, Opera

Arriva “Golgota”: l’anima di un uomo che si fonde con quella del cavallo. Ma anche il mondo visto attraverso gli occhi di due bambini che si nascondono in una Chiesa. Una chiesa che ha i colori de El Greco, di Tintoretto e Caravaggio. C’è tutto questo nel progetto artistico presentato da Bartabas per il Teatro Costanzi. Lo spettacolo, assolutamente unico nel suo genere, vedrà salire sul palcoscenico del tempio della lirica italiana, dei cavalli.

Il “Théatre équestre Zingaro” ritorna dopo dieci anni di assenza da Roma. «È un grandissimo onore – dice il Sovrintende, Carlo Fuortes – l’ultimo volta che era stato qui, a Tor di Valle, è stato quasi dieci anni fa». Bartabas, continua il Sovrintendente «Fa teatro di visioni, di danze e di musica. Per questo – ha spiegato – la sua performance contemporanea si adatta perfettamente al palco del Costanzi. A dispetto di quanti pensano il contrario».

Bartabas è un pioniere. Interprete di una forma estrema di espressione artistica, pur sempre raffinata, riesce, nei suoi lavori, a inserire un singolare intreccio musica, arte figurativa e magia equestre.

Accanto al Maestro ci sarà anche Andrés Marìn. Uno dei nomi più conosciuti nel mondo del flamenco. I due artisti si affidano alle musiche del grande compositore barocco Tomàs Luis de Victoria, per avviarsi insieme alla ricerca di una «musica silenziosa».

«Quello che mi è interessato in modo particolare – spiega Bartabas – è il silenzio che segue alla musica, c’è una percezione della musica che si rivela nel silenzio successivo, e per questo Marin danzerà sul silenzio a piedi nudi sulla sabbia». Questa ripetizione di gesti porta quindi lo spettatore al secondo punto fermo di tutta l’opera: la ritualità. Bartabas ha scelto, infatti, di onorare la dimensione liturgica del rapporto dell’Uomo con il sacro. Dice, infatti, l’artista: «quello che mi ossessiona da sempre è la ritualità del teatro». La musica, quindi: «ci porta in uno stato di solitudine profonda che non ritroviamo nelle polifonie liturgiche a più voci».

Tutto è liturgia in questo spettacolo. Dalla «regia voluto come una messa; al rapporto della musica della danza e della festa tutto si ispira a una certa semplicità dove, piuttosto che recitare, ognuno gioca un ruolo preciso. Come in una liturgia».

“Golgota”. Un nome evocativo, ricordo di una delle tragedie più grandi dell’umanità, è pronto per investire lo spettatore con il suo fascino indiscutibile.

Dal 23 al 27 luglio, ore 21

Teatro Costanzi